LA SPOSA OCCIDENTALE E L’AMANTE ORIENTALE.

Russia, Iran, curdi, Siria, Israele, Arabia Saudita, Qatar, Egitto, Francia, Germania, Unione europea, Stati Uniti d’America, Tutti questi attori sono stati variamente invocati e convocati per spiegare il fallito colpo di stato turco e tutti loro sono sotto esame per capire dove si volgeranno le prossime relazioni internazionali turche. Ma non ci siamo scordati qualcuno?

Tre anni fa, nel mentre la Turchia ribadiva la sua fedeltà atlantica e nel mentre si sottoponeva al decennale corso di idoneità per sposarsi con l’Unione europea, processo kafkiano che dal 2005 ha rinnovato esami e scadenze senza mai approdare a nulla di concreto, la Turchia si faceva l’amante e ad Aprile 2013, entrava come osservatore nella Shanghai Cooperation Organization SCO. La SCO, ha come membri effettivi la Cina, la Russia, i tagiki, i kazaki, i khirghizi e gli uzbeki. Questi ultimi quattro, tutti musulmani e tutti sunniti, sono nazioni della zona da cui -in parte- originano i popoli turchi che non sono indigeni dell’Anatolia. India e Pakistan hanno appena firmato il protocollo formale di adesione alla SCO e quando il processo si concluderà, presumibilmente Giugno dell’anno prossimo (2017), diverranno membri effettivi. Sono gravitanti intorno alla SCO in qualità di membri osservatori: l’Iran,  la Mongolia, la Bielorussia e l’Afghanistan. Sono invece partner di dialogo: lo Sri Lanka, il Nepal, la Cambogia, l’Azerbaigian, il Bangladesh e l’Armenia. Per ora solo “ospite”; il Turkmenistan, il quale ha solide relazioni di fornitura gas ed investimenti in impianti con la Cina. L’Ucraina aveva presentato domanda nel 2013 ma né è stata ritirata, né ne è stato sollecitato l’iter. Tutti compresi, oltre ad essere il cuore dell’Eurasia, sono circa metà dell’umanità.

map_the_centro_asian_500 (1)

La SCO[1] ha varie articolazioni. Si collabora contro il terrorismo, il separatismo, si sviluppa la difesa e la sicurezza comune, si fanno esercitazioni militari congiunte, si contrasta il traffico di droga e si sviluppa la cybersicurezza ma si fanno anche affari, patti commerciali e di libero scambio, si mettono in piedi istituzioni bancarie e finanziarie, si fa cooperazione culturale. Deve esser interessante la SCO visto che gli Stati Uniti vi hanno chiesto di esser accettati come osservatori già nel 2005, richiesta respinta perché in tutta evidenza, non ci sono confini contigui e quella del rispetto dei reciproci confini era una delle ragioni fondative del gruppo. Non volevamo però fare della sottile ironia nel sottendere che gli Stati Uniti tendono a non rispettare gli altrui confini ma solo che oggettivamente gli Stati Uniti d’America stanno, geograficamente parlando, da un’altra parte o almeno questo recita la motivazione ufficiale al diniego. Infine, a Giugno 2016, hanno presentato domanda d’entrata anche l’Egitto, la Siria ed Israele. Cosa spinge iraniani ed israeliani, pakistani ed indiani, turchi e siriani a far parte della stessa organizzazione? La Cina.

soc2

La Cina ha i soldi e sono pochi a trovarsi in questa fortunata condizione soprattutto oggi che i più stimati economisti dichiarano la prospettiva di una secolare stagnazione. La Cina ha in progetto e progressiva realizzazione, ben due vie infrastrutturali piene di ferrovie, strade, porti, aeroporti, stazioni, pipeline, cavi elettrici e di comunicazione[2]. Il Financial Times l’ha definito il nuovo Piano Marshall, con ironia tutta britannica. Chissà, magari è per questo che quelli dell’IMF, che ormai sformano paper a mitraglia in cui promuovono tutto e l’esatto contrario[3], ha invitato i G20 a tornare a considerare lo stimolo dell’investimento statale[4]. Pur di relativizzare il potere degli investimenti cinesi, sono disposti anche a rispolverare Keynes. La Cina ha soldi e progetti di cooperazione, non ti chiede se sei bianco o nero, se sei democratico o meno, a quale dio sei devoto o se rispetti i diritti dei gay, ti chiede solo di essere collaborativo e stabile. Stabilità che impone di mettere posto in casa prima di ospitare progetti ed investimenti. “Mettere a posto in casa” significa esser stabili, non manipolabili esternamente, non divisi tra chi vorrebbe andare da una parte e chi dall’altra, avere confini certi.

Noi non sappiamo come è andato davvero il fallito colpo di stato turco, se e per quale ragione è stato precipitato alla sera invece che esser condotto prima dell’alba come si conviene in questi casi, se Erdogan ne era completamente ignaro o moderatamente pre-allertato, se ne era del tutto consapevole e l’ha controllato ex-post. Sappiamo però che l’ha definito “un dono di Dio”, non il fatto che lui abbia salvato la pellaccia, proprio il tentativo di colpo in quanto tale. Perché?

Andando sul piano congetturale ancorpiù spinto, proviamo a mettere in fila alcuni recenti avvenimenti geopolitici dell’area e del comportamento turco. Indubbiamente, Erdogan ha accarezzato con presenza e decisione la strada dell’alleanza organica con il Qatar (a cui lo lega la comune adesione o simpatia al progetto islamista dei Fratelli musulmani) e per traslato con l’Arabia Saudita. Ne ha quindi appoggiato le mire siriane e tra un bombardamento della Siria curda ed un appoggio allo Stato islamico, ha finito anche col buttar già un caccia russo. Chi segue queste cose, il mattino dopo la notizia, ha temuto che Erdogan non si fosse inventato la provocazione, si temeva che la NATO, visto che presuntivamente il caccia aveva sorvolato lo spazio aereo turco, quindi NATO, sarebbe arrivata in soccorso facendo la voce grossa, con successiva potenziale escalation. Invece non l’ha fatta. Erdogan forse ha cominciato a sospettare di esser una pedina anche non delle più importanti, quello che gli avevano detto e assicurato forse non stava esattamente come detto e assicurato. In seguito, ignorato volutamente da Obama che ha evitato una esplicita richiesta di contatto a quattr’occhi, ha mandato Davutoglu, allora primo ministro, in Europa. Il turco, pur diplomatico e sorridente, aveva l’ingrato compito di far richieste abbastanza impegnative non solo relativamente ai soldi che Erdogan pretendeva per fare da frena-profughi, ma precisi impegni per porre fine all’interminabile esame davutoglud’ammissione all’UE, inclusa l’abolizione dei visti su i passaporti per i cittadini turchi diretti in Europa. Mentre Davutoglu si sottoponeva ai delicati compiti diplomatici, Erdogan da Ankara, lo bombardava con dichiarazioni francamente inopportune nella loro arroganza. Tant’è che qui in Europa, s’è presto formato un vasto schieramento di più che perplessi sull’eventualità di considerare la Turchia, davvero un partner. Si ricordi gli incontri nella reggia kitsch di Ankara tra Merkel ed Erdogan. Forse Erdogan voleva saggiare quanto le paroline dolci e le promesse sussurrate a suo tempo dalla tedesca fossero dati reali e concreti e quanto no e forse voleva farlo per assecondare ancora una volta le potenti élite occidentaliste che aveva in patria ma chissà poi quanto convinto. Tant’è che non sono passati poi molti giorni da quando Davutoglu aveva portato a casa almeno i milioni di euro per il servizio trattieni-profughi che Erdogan ha raddoppiato la cifra richiesta. Sembrava quasi che Erdogan avesse voluto o dovuto, concedere una chance al diplomatico Davutoglu notoriamente più liberale, filo europeo ed atlantista, ma non ci credesse molto nella strada europea e stesse quasi facendo di tutto per esser mandato a quel paese. I primi di Maggio, Davutoglu si dimette, evidentemente per insanabili divergenze con Erdogan, poco prima un disguido di agenda, aveva mandato a monte un incontro Davutoglu – Obama che per il turco sembrava fissato ma per l’americano, evidentemente no.  I turchi volevano chiarirsi con gli americani ma gli americani sfuggivano, i turchi volevano chiarirsi con gli europei ma gli europei tergiversavano. Prima del tentato golpe, la Turchia si arrabbia di brutto per una presa in giro televisiva di un comico tedesco, poi diventa preda di attentati che non portano solo ai soliti curdi (o supposti tali) ma forse anche a gli islamisti. Poi Erdogan manda la fatidica lettera di scuse a Putin per avergli buttato giù il caccia e poco dopo, abbiamo visto i carri armati sul Bosforo.

Erdogan certo è un personaggio assai curioso nella sue giravolte ed espressioni politiche ma anche il neo-sultano (usiamo questa espressione per variare il testo ma non la condividiamo poi molto come categoria analitica) deve fare i conti col paese che ha. Ed ha: curdi indipendentisti, imprenditori e borghesia occidentalisti che vorrebbero entrare nell’élite euro-atlantica, militari che lo vorrebbero morto, militari amici degli americani, militari amici dei russi, militari amici degli islamisti, islamisti più o meno arrabbiati a loro volta amici non solo del Qatar ma anche dell’Arabia36590C2500000578-3693729-image-m-3_1468712263969 Saudita (che non sono esattamente la stessa cosa), il misterioso Gulen che è dovuto scappare in Pennsylvania ma ha lasciato  molti suoi amici nei posti chiavi del potere sociale, economico, culturale, a spingere verso Occidente, più tutta la sarabanda di piccole e grandi potenze estere che lo vorrebbero con loro contro quell’altro e poi in fondo, avendo capito il tipo, manco si fidano poi più di tanto. Questo non è esattamente un quadro stabile e forse con “dono di Dio”, Erdogan indicava la possibilità data dalla dovuta reazione al colpo di stato, di mettere finalmente ordine, non con i tempi lunghi e molto incerti delle buone ma con quelli rapidi e senza riguardi delle cattive.

La Cina avrebbe un doppio interesse a cooptare la Turchia in un sistema di amicizia organica. Oltre quella ovvia di terminale della Via della Seta terrestre che ha nella Turchia l’ultima stazione prima di entrare in Europa, i cinesi hanno problemi con gli Uiguri[5] (che sono una etnia turcofona e musulmana pur abitando una provincia cinese, il Xinjiang, l’estremo occidente cinese) che nella loro lotta per l’indipendenza, sono capeggiati da estremisti islamici. Pechino non solo ha ripetutamente segnalato che gli uiguri del Xinjiang vanno in Siria a combattere per lo Stato islamico (e poi tornano a fare attentati a casa) ma anche che prima di andare in Siria, il loro terminale è proprio in Turchia[6]. Si tenga conto che il Xinjiang è strategico sia per i pozzi di gas, sia soprattutto perché è da lì che passa la futura Via della Seta, Alanshakou vicino a Khorgos[7] (terminale energetico) è la porta d’entrata di tutto il complesso ferroviario che arriverà fino in Europa. La lunga marcia dell’avvicinamento turco – cinese ha visto anche la Turchia sottoscrivere il capitale della nuova megabanca per lo sviluppo AIIB (Asian Infrastructure Investment Bank con sede a Pechino) dotata di 100 miliardi di dollari e la sua partecipazione è stata ratificata da AIIB giusto lo scorso 15 Gennaio[8].  AIIB è uno dei principali (ma non l’unico) finanziatore di infrastrutture, di e intorno alla Via della Seta terrestre (ce ne è una anche di mare).  Turchia, nei progetti della Via della Seta terrestre, come detto, è il terminale finale prima di saltare in Europa ma la linea proverrebbe dall’Iran, purtroppo, attraversando l’area curda. Diciamo “purtroppo” perché è nota l’instabilità della questione turco-curda e la ventilata intenzione dell’amministrazione Obama di dar appoggio alle rivendicazione di autonomia dei curdi, forse la più grande comunità etnica (sono in Iran, Iraq. Siria e Turchia)[9] senza una terra politicamente unita ed autonoma, è stato uno dei massimi attriti tra Erdogan ed Obama. Essere occupato dalla NATO va bene, essere preso continuamente in giro dall’Europa insomma, ma trovarsi uno stato curdo con basi militari americane ai confini[10] che prima o poi pretenderà di portarti via almeno un 30% del tuo territorio, beh… . Sarà un caso, ma giusto pochi giorni fa, alcune testate geopolitiche[11], hanno segnalato una ripresa di conflitto tra curdi e Teheran, conflitto da lungo tempo semi-dormiente.

AIIB-Asian-Infrastructure-Investment-Bank-Countries

Da tutto ciò,  dovrebbe conseguire il già annunciato riallineamento con la Russia (San Pietroburgo, 9 Agosto, incontro Putin – Erdogan con firma delle ripresa del progetto Turkish Stream, dice Reuters[12]). Quindi, pur mantenendo il legame con il Qatar (ma non con l’Arabia Saudita), una conferma di amicizia con gli iraniani, un disimpegno dal fronte siriano e la già annunciata sostanziale neutralità con Israele, una intensificazione della repressione dei curdi, una sostanziale freddezza con la NATO condita da una certo fastidio per gli USA, una nuova forma politica pronunciatamente islamizzata ma sopratutto presidenzializzata, si andrà sempre più verso una un’ostentata antipatia[13] per la sposa europea, Sposa riluttante, dalle eterne promesse mai mantenute, anziana, presuntuosa ed  inaffidabile.

Forse il colpo di stato voleva interrompere la continuità territoriale dell’avanzamento inesorabile della Via della Seta dei cinesi che, tra una convention del miliardario cafone e l’altra della troppo ambiziosa e ricattabile donna senza qualità, tra un come sempre inconcludente vertice Hollande – Merkel – Renzi ed una inquietante riunione NATO, pazientemente, inesorabilmente, continua a deporre traversine, binari, firmare trattati, accordi, fondare banche, investire denari, fare esercitazioni militari, saldare pipeline. Ma gatta frettolosa fa i gattini ciechi, il golpe non ha funzionato ed ora, sostanzialmente persa la Turchia, anche tutta la fatica fatta con l’Ucraina risulterà sprecata. Il Turkish Stream[14], portando i tubi turkgaspipe-webfigdalla Russia alla Turchia europea via Mar Nero, potrebbe collegarsi al Trans Adriatic pipeline[15] portando l’energia dal confine turco di Ipsala, via Grecia, fino in Italia. Magari Renzi ne ha parlato con Putin nella sua recente visita a Mosca. La catena delle conseguenze potrebbe prevedere che gli ucraini perdano molto del loro fascino visto che non servono sostanzialmente più a niente (a meno non vengano prontamente cooptati nella NATO), i bulgari si arrabbieranno non poco visto che il South Stream doveva passare da loro e sono stati costretti da Bruxelles a rinunciare, si arrabbierà molto anche Angela che sognava di raddoppiare il North Stream visto che giù non si passava ed in questo gioco di arretramento a chiudere i bocchettoni che avanzano, fortissime pressioni potrebbero trasferirsi sull’ultima trincea: in Grecia ed Italia.

Nel mentre i più, immersi nel loro platonico mondo ideale, continuano a trattare le ruvide questioni geopolitiche con le categorie dei diritti umani, la democrazia, il pluralismo ed altro, come se fossero degli “universali” con cui giudicare il mondo prima di capirlo, sembra proprio che Erdogan voglia metter in ordine la casa prima di aprirla festante per l’arrivo non più della eternamente promessa sposa occidentale ma della ben più interessante, ricca e seria, amante orientale. Ex Oriente lux.

= = =

[1] https://en.wikipedia.org/wiki/Shanghai_Cooperation_Organisation; http://www.sectsco.org/

[2] https://chinageopolitics.wordpress.com/2016/05/09/wang-yi-a-roma-il-ruolo-dellitalia-lungo-le-vie-della-seta-cinesi/

[3] http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/06/01/fmi-listituto-internazionale-si-converte-e-condanna-il-neoliberismo/2786037/

[4] http://clericetti.blogautore.repubblica.it/2016/07/26/brexit-crollo-di-zero-virgola-fmi-stati-spendete/?ref=HROBA-1

[5]http://www.limesonline.com/la-cina-la-campagna-antiterrorismo-nel-xinjiang-e-il-rischio-boomerang/76227

[6] http://www.limesonline.com/cartaceo/la-cina-e-lossimoro-turco?prv=true

[7]https://next.ft.com/content/80c6e51a-4ccf-11e6-88c5-db83e98a590a

[8] http://euweb.aiib.org/html/aboutus/introduction/Membership/?show=0

[9] https://it.wikipedia.org/wiki/Kurdistan

[10] https://www.theguardian.com/commentisfree/2014/aug/11/isis-obama-friends-iraq-kurds-islamic-state metto un link tra i tanti. Cercando su Google troverete molti articoli che speculano sulla possibile creazione di un nuovo stato curdo american-friendly.

[11]http://linkis.com/nena-news.it/ceUSz

[12] http://www.reuters.com/article/us-russia-turkey-idUSKCN1061GM

[13] http://www.ilgiornale.it/news/mondo/bomba-migranti-sulla-ue-larma-segreta-erdogan-1289123.html

[14] http://turkstream.info/project/

[15] http://oilprice.com/Latest-Energy-News/World-News/Russia-Remains-Set-On-South-Stream-Pipeline-Project.html

 

Informazioni su pierluigi fagan

64 anni, sposato con: http://artforhousewives.wordpress.com/, due figli, un gatto. Professionista ed imprenditore per 23 anni. Negli ultimi venti e più anni ritirato a "confuciana vita di studio", svolge attività di ricerca multi-inter-transdisciplinare da indipendente. Il tema del blog è la complessità, nella sua accezione più ampia: sociale, economica, politica e geopolitica, culturale e filosofica. Nel 2017 ha pubblicato il libro: Verso un mondo multipolare, Fazi editore. Ogni tanto commenta notizie di politica internazionale su i principali media oltre ad esser ripubblicato su diverse testate on line. Fa parte dello staff che organizza l'annuale Festival della Complessità e pubblica su specifiche riviste di sistemica. Tiene regolarmente conferenze su i suoi temi di studio, in particolare sull'argomento "Mondo e complessità". Nel 2021 è uscito un suo contributo nel libro collettivo "Dopo il neoliberalismo. Indagine collettiva sul futuro" a cura di Carlo Formenti, Meltemi Editore. A seguire: "Europa al bivio. Tra radici e sfide" a cura di Vincenzo Costa, Marcianum press, 2024 Venezia e "L'era multipolare: competizione o cooperazione" a cura di Gabriele Germani, La Città del Sole, 2024, Napoli.
Questa voce è stata pubblicata in cina, geopolitica, globalizzazione, oriente e contrassegnata con , , , . Contrassegna il permalink.

13 risposte a LA SPOSA OCCIDENTALE E L’AMANTE ORIENTALE.

  1. William ha detto:

    Ben scritto, come al solito…:) Probabilmente sono un neoplatonico, ma mi scoccia considerare i diritti umani semplici “effetti collaterali” (in positivo o negativo).
    Certamente, come tu scrivi, la geopolitica è fatta d’altro: forse però, se ci fosse un minimo di tensione ideale nei nostri governanti, il nostro mondo sarebbe migliore. Ed invece eccoci qui, stretti tra la Cina interessata solo al business; gli estremisti islamici, interessati solo ad aumentare il numero di morti e l’Occidente, bulimico ed obeso, che non sa più che decisioni dovrebbe prendere…

  2. William ha detto:

    …scusa Pierluigi, mi viene da aggiungere una piccola cosa, visto l’incipit del tuo blog (Kant): “il cielo stellato e la legge morale” ce li siamo proprio scordati !!!

    • pierluigi fagan ha detto:

      Rispondo a questa ed alla precedente nota. Tocchi un punto complicato che immaginavo sarebbe sorto mentre scrivevo questa parte dell’articolo. Proverò a dare il mio punto di vista anche se tra spazio disponibile e qualità dell’argomentazione, sarà difficile il compromesso.

      1) Si possono ovviamente avere molti tipi di approccio alle questioni geopolitiche ed a quelle delle relazioni internazionali. Di base, ci sono due famiglie principali: i realisti e gli idealisti.Io preferisco i primi. I realisti non sono dei cinici amorali tifosi di Trasimaco. Distinguono tra descrizione e normazione. Si può ben essere realisti nella descrizione ed idealisti nella normazione. Di contro, gli idealisti (ma questo è un giudizio dato dal punto di vista realista) sembrano confondere i due piani con effetti di finale, inconcludente, contraddittoria confusione.

      2) Facciamo due esempi.

      A – potrei dire di ritener legittimo apriori il diritto del popolo curdo di avere uno Stato. Dovrei però poi farmi una idea di come questo possa e debba avvenire, stante che quel popolo è disseminato in quattro altri Stati, Stati nei quali sarà conseguenza sottrarre del territorio per darlo alla nuova nazione curda.Separazione che lì, come altrove, lancia la questione “perché a loro sì e noi no?”. Voglio dire, allora poi cosa potremmo dire dei noti piani americani per spezzettare il Medio Oriente in una macedonia tribale che è alla base dell’idea di ripartire l’Iraq in tre e la Siria in almeno quattro-cinque che è poi la strategia saudita che per l’occasione ha varato il progetto Isis-Stato islamico? Dovrei farlo anche perché, nel mentre io tifo legittimamente per l’autonomia curda, altri cioè gli Stati Uniti d’America, trovano utile far leva su questa legittimità ampiamente condivisa (e condivisibile) per ipotizzare una nuova entità non araba – etnicamente occidentale (i curdi sono indoeuropei, caucasici, in un certo senso popoli primigeni da cui noi stessi deriviamo), in cui trasferire armi e bagagli (basi, postazioni missilistiche, investimenti, democrazia di mercato) per destabilizzare e controllare l’intero Medio Oriente. Siamo dunque a favore di una stessa ipotesi ma per ragioni e con intenzioni diverse. Molti di noi però sono a favore in forma irriflessa, così diciamo “istintivamente” mossi da una sorta di legge morale, senza però conseguire sul piano pratico il cosa fare, come farlo, quando farlo, mentre altri (gli USA) non sono affatto mossi da una legge morale ed in compenso sanno benissimo cosa fare, come farlo e quando farlo. Questo non dovrebbe portare -dal mio punto di vista- a ritirare il favore verso la causa curda, dovrebbe però portare a conseguire tutti gli altri successivi passi in termini di realismo politico, realismo che altri hanno ben chiaro. Veniamo spinti a fare il tifo per A o B su facebook ma spesso non ci rendiamo ben conto cosa comporta A o B e di come, il nostro stesso istinto morale venga usato da chi invece ha piani lungimiranti ben chiari e per nulla coincidenti coi nostri, né tantomeno “morali”.

      B- Come rimanere neutri davanti al mattatoio che Erdogan sta facendo in patria? Certo non dovremmo ma dovremmo però anche far pace con le nostre contraddizioni. La democrazia non è indigena della Turchia. Nei fatti, la democrazia di mercato, come ben sappiamo qui come in Turchia come altrove, è quel sistema che permette a chi controlla il mercato di controllare politicamente (quindi geopoliticamente) un dato paese. Testate abbondantemente finanziate da lobby atlantiste vengono chiuse d’imperio,questo è al contempo illegittimo sul piano delle basilari libertà di stampa ma forse legittimo all’indomani di un tentato colpo di stato condotto da quelle stesse lobby? Erdogan certo non ci piace (perché mai dovrebbe?) ma la doppiezza opportunista con cui la UE ha fatto finta di volergli dare una ipotetica chance di cooptazione per poi continuare bellamente a farsi i propri unilaterali affari, come ci avrebbe fatto gestire l’interesse nazionale noi al suo posto? Siamo sicuri che con la nostra indignazione democratica non stiamo fornendo il sostrato morale all’ennesima esportazione della democrazia di cui poi altrimenti censuriamo il tratto imperialistico? Potremmo arrivare a dubitare che il nostro atteggiamento molto assolutista e poco relativista (rispettoso dei diversi contesti geo-storici) sia una nuova forma di colonialismo culturale? Che differenza c’è tra la primavera ucraina che altrove ben sezioniamo, sbugiardiamo e giudichiamo e quello che -forse- (dico forse perché oggettivamente è difficile vederci chiaro nella faccenda turca-Gulen-NATO-Fratelli musulmani etc.) si è tentato in Turchia? Come possiamo scoprire leggendo Diana Johnstone – Hilary Clinton regina del caos che la procedura del regime change prevede sempre al primo punto l’hitlerizzazione del nemico e poi, come ho visto fare da molti miei contatti facebook, mettere la gif di Erdogan che diventa Hitler all’oscillare di una svastica? I nostri giudizi irriflessi non stanno diventando la base d’opinione che porterà a qualche ulteriore colpo di mano su cui poi scriveremo fiumi di articoli moralmente e politicamente (per Aristotele etica e politica sono la stessa cosa) indignati? Prima di esternare un giudizio abbiamo preso posizione su i dilemmi che comporta? Sappiamo il bandolo a quale matassa porta?

      3) Al fine. Il giudizio etico-politico, a mio avviso e dato che il mondo è sempre più complesso, dovrebbe esser assunto nella maggior consapevolezza delle sua conseguenze. Il suo “idealismo” dovrebbe basarsi su un doppio appoggio realista, realista l’analisi, realista la catena delle conseguenze che quella posizione comporta. Rifondazione comunista va in piazza a manifestare contro Erdogan solo perché Rifondazione comunista non si è mai fatta una cavolo di domanda, una che fosse una, su quale dovrebbe esser l’assetto del mondo che propone, cosa diavolo fare degli Stati, cosa fare nelle relazioni interstatali, cosa fare fare dell’allineamento atlantico, cosa fare con la Cina, con l’islam e con qualsiasi altra parte del mondo in cui viviamo con sempre maggior angoscia. Siamo multiculturali ma laici, siamo democratici ma non capitalistici, siamo anti imperialisti, anticolonialisti, antioccidentalisti ma oltre a tre “anti” balbettiamo se qualcuno ci domanda “allora? che si fa?”. Siamo immersi in un bolla idealistica dalla quale spariamo giudizi gratuiti ed inutili, ci lamentiamo del fatto che non vinciamo mai nulla, siamo ormai cinici e quasi nihilisti perché non ce ne frega nulla del mondo, non lo vogliamo cambiare davvero, non ci poniamo davvero i problemi che sono quelli che sono. Non lo facciamo perché ci prenderebbe l’ansia, la tragica incommensurabilità tra la gratuita bellezza della legge morale dentro di noi e la disordinata bruttezza del cielo e della terra intorno a noi . Meglio mettere un like di qui e sbraitare un po’ di là.

      Quanto a Kant, citare una sua frase ed aderire a molte cose che ha pensato e detto non significa certo farlo diventare una religione. Sarebbe in contraddizione con il significato della frase stessa e con tutto il resto del suo pensiero. La legge morale è il principio di reciprocità, lo stesso citato da Confucio (ed infatti Nietzsche lo chiamava il cinese di Konigsberg), Buddha, i greci, Cristo e molti altri. Ma questo comporta l’assunzione di un impegno nel mondo reale fuori di noi. Le culture sono sistemi complessi, i diritti umani occidentali sono figli di un sistema molto complesso e non possono essere universalizzati senza universalizzare il sistema. Ma se tu pretendi di universalizzare il tuo sistema allora devi accettare che anche l’Isis universalizzi il suo, in base alla legge morale. Forse allora sarebbe il caso di confermare la legge morale dentro di noi ma non conseguire da questo il diritto di imporla a tutti gli altri così come mai accetteremo che gli altri ci impongano la loro. Moderare i giudizi, collegarli alle conseguenze, porre le conseguenze nel concreto del mondo reale e non in quello nostro privato, ideale. Questo vorrei facessero gli altri con me e questo cercherò di fare io con loro ovvero “Agisci in modo che la massima della tua volontà possa sempre valere in ogni tempo come principio di legislazione universale”.

      Scusa la lunghezza. Grazie dell’occasione…ci ritorneremo (sto giusto studiando l’etica occidentale questa estate!). A presto.

  3. bruno martina ha detto:

    Nell’ambito della geopolitica immagino sia difficile andare oltre il piano congetturale soprattutto in prossimità degli eventi. Rimanendo sullo stesso piano bisognerebbe ipotizzare una debolezza strutturale della NATO per accettare il fallimento del colpo di stato.
    Come al solito comunque un articolo convincente che se non altro allarga notevolmente lo sguardo visivo su un evento difficile da decifrare.
    Grazie
    Bruno Martina

    • pierluigi fagan ha detto:

      Sulle predizioni non si può che esser induttivi, inclusi stormi di cigni neri. Non conseguirei però un immediato divorzio NATO-Turchia. Non conviene ai primi, sarebbe molto pericoloso per il secondo. Più in là si va nel tempo della predizione, più l’induzione perde lo sciame delle conseguenze e diventa viepiù difficile. Si può però immaginare che la Turchia diventerà oggetto di torturazione. Curdi, armeni, Isis, sanzioni parziali magari comminate dall’Unione europea? E’ da vedere anche il 9 Agosto che si dicono e cosa diranno di ciò che si sono detti i due. La faccenda del Turkish Stream è bella grossa dal punto di vista geo-strategico e fossi in Italia, mi preoccuperei…così come si preoccupa lo sveglio Bergoglio.

  4. William ha detto:

    Ecco, Bergoglio. Mi verrebbe da dire che un punto di partenza idealistico e realistico insieme potrebbe proprio essere la reciprocità (“non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te”) e l’ecologia: la consapevolezza che il mondo è uno e non possiamo farlo scoppiare, pena la fine di tutti noi, occidentali/orientali; cristiani(islamici/buddisti…
    Forse è una visione troppo semplicistica (anzi sicuramente): ma le Nazioni Unite cosa dovevano essere se non un governo mondiale del pianeta? E perchè hanno/abbiamo abdicato al loro ruolo?

  5. Eugenio Probati ha detto:

    Come sempre Pierluigi i tuoi scritti sono per me stimolanti … Leggerò questo tuo ultimo contributo per “capire” … che il momento storico ed esistenziale che l’UMANITA’ sta vivendo è sicuramente COMPLESSO … Così complicato che ci suggerisce (impone con urgenza) di trovare il bandolo della matassa … attorno a VALORI UNIVERSALI (DA TUTTI CONDIVISIBILI) … Forse è ARRIVATO il momento di meno centralità per il CAPITALE (con tutto il suo mondo che ruota attorno) e più valore alla PERSONA (il portato di ogni UOMO è UNICO … ). Il valore smisurato che si da al PROFITTO (da capitale), annulla le PERSONE (OGGI NON SIAMO TUTTI EGUALI) … Il motto universalmente da tutti riconosciuto … continua ad essere solo un buon auspicio … Il TERZO MILLENNIO, se non vogliamo che questa terza guerra mondiale strisciante duri all’infinito (cioè ci porti all’inferno eterno), … c’impone di porre in essere uno sforzo epocale perché l’Umanità ponga le basi GIUSTE per superare i conflitti del mondo … Abbiamo estremo bisogno che vengano valorizzate le PERSONE … cioè poste al CENTRO, il resto è solo a loro servizio … Questo per il BENE dell’UMANITA’ … per ritrovare il … Un fraterno abbraccio. Eugenio

  6. glauco ha detto:

    Caro Pierluigi, grazie . Condivido la tua analisi e soprattuto condivido il continuo appello alla complessità che la innerva e che dall’analisi/sintesi trasuda e perfino, talvolta, tracima . Per adottare la complessità quale modello nomologico e antinomologico (contemporaneamente) però, bisogna vivere al mare, privi di quei pensieri e problemi tipici del basso pensiero conformista e lineare (equitalia, il partito, i referendum, il commercialista) … tu ci sei ( in gran parte) riuscito . Meno male. E infatti stai dando un valido esempio a molti di come le questioni DOVREBBERO essere affrontate.
    I Molti però restano confusi. Qualcuno oscilla in continuazione, altri restano immobili nel loro rigor matrix. Qualche “semplificatore professionista” è anche irritato all’idea di dover perdere il ruolo. La quantità/qualità di bipoli, apparentemente in contrasto e invece ineluttabilmente anche in armonia tra loro, disorienta dalle rotte note tracciate sia dal mainstream che dall’antimainstream coatto.

    La Complessità è un cerchio senza centro, un’immensa quantità di manifestazioni, fatti e pulsioni e interessi e aspettative che si aggroviglia e si sbroglia al variare di N. punti di osservazione e partecipazione… al variare dei tempi e dei cigni neri. La complesssità “deriva” incessantemente da infinito a meno infinito” , la sua percezione , bada bene , solo la SEMPLICE PERCEZIONE, dipende da quanto è vasta l’area della coscienza del soggetto che tenta l’analisi/sintesi . La tua è molto vasta , molto più vasta degli abituali commentatori che tentano in continuazione il cortocircuito della ragione-torto e indicano (con somma leggerezza) soluzioni dietro un angolo geopolitico qualsiasi.

    Io credo che Erdogan, come del resto ogni alto leader della contemporaneità ( che si ritiene sovrano) si comportino ormai come giocatori seduti attorno ad un tavolo di dadi (Craps). Puntano e ad ogni lancio e risultato riorientano le loro scelte strategiche . Puntare contemporaneamente sulla NATO e sulla Shangai Cooperation appariva impensabile solo fino a qualche decennio fa oggi però sembra l’unica pratica percorribile . Lo stesso Regno Unito e Israele medesima sono chiamate a un “doppio gioco” che può diventare triplo, quadruplo, etc… La disinvolta machiavellica abilità di perseguire fini al di là dei mezzi è un plus che ovviamente disturba moralisti , perbenisti e rigoristi ma… è solo dalla dinamica delle diverse posizioni che poi scaturisce il presente in progress.
    Ancora leggo commenti in cui si considera la Complessità quale prodotto della evoluzione… ancora non ci si rende conto, su grande scala, che invece la complessità è SEMPRE STATA e SEMPRE SARA’, a meno di forzature ideologiche e militari che vorrebero costringerla in ambiti descrivibili facilmente.
    Nei tuoi continui appelli ad allargare l’area della percezione e della coscienza, nel tuo “urlo” ginsbergiano contro l’ottusità del pensiero conformista purtroppo colgo anche una grande SOLITUDINE. E nelle risposte ai commenti una certa annoiata gentilezza confuciana. Io so bene che tu SAI tutto ciò . Volevo solo comunicartelo quale amico partecipante, quale fratello cosmico. Da microbo galattico a microbo galattico che tentano di vivere al meglio su un piccolo Pianeta dell’Universo/Multiverso. Tanta salute e tanta fortuna.

  7. Jean ha detto:

    Ottima analisi, i Cinesi comprano, investono e conquistano territori in questo modo, non con il caos e la colonizzazione, come dicono loro strategia “win-win”, entrambi devono guadagnare.
    Per quanto riguarda la SCO, va a inglobare India e Pakistan, significa che la SCO avrà ben quattro potenze nucleari, non indifferente come cosa.
    D’altronde in un occidente in decadenza assoluta, ci sarà ben da aspettarsi lo “sganciamento” di altri stati, da qui la rinnovata strategia della tensione in Europa, quando la fecero in Italia era per non andare con i comunisti, adesso è per non andare con i Cinesi, e magari i Russi, che hanno tante risorse che a noi Europei farebbero comodo.
    Lo si vede bene anche dalla cartina dei paesi che hanno aderito alla AIIB, in pratica tutta l’Europa vorrebbe sganciarsi dagli USA, così come il Brexit potrebbe essere interpretato come l’abbandono dei Neocons da parte degli Inglesi e della City.
    Erdogan è imprevedibile, oppure appare imprevedibile ma ha una sua strategia, d’altronde il rappacificarsi con Israele e Russia in un colpo solo non è di certo per rigirare a loro le spalle domattina.
    Il problema è che alla fine ha capito che le oligarchie occidentali ti rubano tutto, mentre quelle orientali potrebbero non rubarti tutto, visto la strategia che hanno adottato.
    Comunque sia ne vedremo delle belle nel futuro prossimo….

    Saluti

    • pierluigi fagan ha detto:

      Molto d’accordo con la sua sintesi, il movimento generale è proprio questo. Penso anch’io che i “brit” si si siano strategicamente messi in proprio e penso che il referendum non sia stato un caso, né averlo indetto, né l’aver avuto quell’esito, queste cose non si lasciano al caso.

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.