LO STATO ISLAMICO SI PRESENTA.

Lo Stato islamico si presenta. Qui il depliant italiano che riassume alcune notizie sullo Stato islamico, date dallo stesso Stato islamico. E’ evidente lo sforzo di presentarsi come uno stato, non una organizzazione, IS è un progetto politico legato ad un territorio. Nonostante il diluvio informativo occidentale che alza la paranoia su gli attentati al papa o a gli sgozzamenti nelle nostre metropolitane, IS ha come fine e missione, conquistare un territorio ed amministrarlo secondo le leggi islamiche. Poi, tutto il mondo. Il suo nemico principale è quello interno all’islam: sciiti, mistici, élite corrotte ed occidentalizzate, revisionisti modernizzanti, lassismo nelle pratiche religiose, etiche, politiche.

914Golfo_Lo_Stato_Islamico_1000La prima notizia ci viene data sullo sforzo di formazione ed educazione alla corretta interpretazione islamica, la formazione dei formatori (imam), il modo di diffondere l’ideologia portante la nuova entità. Apprendiamo così dalla loro viva voce che il testo cardine di riferimento è di un certo ‘Ali al-Khudair, teologo di stretta osservanza della scuola wahhabita, un arabo saudita. Il depliant infatti, cita direttamente il trattato “Essenza e i fondamenti dell’islam” di Muhammad ib Abdul Wahhab. Questa non è una citazione tra le altre è il riferimento unico, il cardine ideologico. Lo Stato islamico è ufficialmente di ispirazione wahhabita.

Ora, occorre sapere un paio di cose. La prima è che il wahhabismo è una delle tante interpretazioni dell’islam ma i suoi seguaci sono concentrati in un unico luogo del mondo musulmano: l’Arabia Saudita. Non sono una parte di tutto il clero saudita, sono tutto il clero saudita, senza eccezione alcuna. Non solo. Al-Wahhab, hanbalita espulso dai corsi di teologia di Basra perché di un radicalismo decisamente eccessivo, convertì alla sua visione integralista dell’islam, il rampollo di un locale emiro che diverrà il fondatore della casa reale al-Saud, quella che governa (sarebbe più giusto dire “possiede”) appunto l’Arabia Saudita che da loro prende nome. Nel 1744 venne firmato il patto di ferro, mai revocato, per il quale i wahhabiti avrebbero sostenuto i Saud e Flag_of_the_Islamic_State_of_Iraq_and_the_Levant2.svgquesti protetto i primi. I saudi-wahhabiti fecero quello che fa lo Stato islamico, né di più, né di meno. Amputazioni, frustate, tagli di teste, strage di sciiti, rigore teologico scritturale. Il potere politico saudita è di ispirazione wahhabita, finanzia il clero wahhabita, finanzia buona parte delle moschee costruite in Occidente dove spesso si trovano imam wahhabiti. Ma i wahhabiti permetterebbero che ai Saud succedesse qualcosa visto che sono gli unici nel mondo musulmano che li danno retta, li sostengono, li proteggono, li finanziano. Così i Saud che dal clero trae la propria legittimità (i Saud non sono quaryshiti ovvero discendenti della tribù della Mecca quindi il loro auto-proclamato diritto di governo  protezione dei luoghi santi -Mecca e Medina- sarebbe disputabile).

Possiamo quindi immaginare che il clero wahhabita mandi propri teologi a tenere lezioni nello Stato islamico che è lì a due passi dal confine, importi imam di prima formazione per farli accedere ai gradi più avanzati della formazione, elargisca testi e chissà, finanziamenti e faccia tutto questo nella piena consapevolezza delle istituzione saudite che sono strettamente intrecciate a loro. Vi risulta che qualche giornalista occidentale abbia condotto questa semplice ed elementare catena inferenziale? Vi risulta che qualche autorità politica occidentale abbia chiesto ai sauditi di far qualcosa con questi “cattivi maestri”? Vi risulta una qualche frizione tra la casa regnante saudita ed il proprio clero radicaleggiante?

isis-stati-uniti4-620x372Andiamo avanti. Segue una presentazione organica della struttura interna del nuovo stato. C’è l’Ufficio Protezione del Consumatore con tanto di divisione per i reclami poiché lo stato protegge tutti da gli eccessi predatori dei produttori-venditori. C’è la polizia normale, quella municipale e quella speciale (Hisba)  per la repressione dei Vizi e la promozione delle Virtù (combatte l’alcol, il fumo, le droghe, la prostituzione, la magia, l’omosessualità etc.). Ci sono ovviamente tribunali che seguono la legge islamica (shari’a) che tra frustrate, amputazioni e sgozzamenti ha fatto calare del 90% i crimini, con buona pace di Beccaria. Lo Stato islamico raccoglie la zaqat, l’obolo obbligatorio che ogni musulmano deve versare alla comunità in natura o denaro, la raccoglie e la redistribuisce (ai bisognosi), insomma fa welfare. Per il resto, lo Stato islamico e free-tax. Si occupa della produzione e distribuzione del pane e controlla e riforma l’istruzione.

Qui apprendiamo che lo Stato islamico ha imposto una grande e salvifica rimozione di materie sconvenienti o inutili: la filosofia e le scienze politiche. La filosofia è del tutto inutile perché tutto il pensabile è nelle Scritture, la politica è inutile perché non c’è nulla stato-islamico-califfato-obiettivi-jihadda disputare. Lo Stato islamico è una istituzione tecnica che deve solo applicare quello che c’è scritto nelle Scritture. Si protegge ed incentiva la produzione energetica, si forniscono macchinari edilizi e di manutenzione, pulizia e soccorso. “Finalmente i Musulmani sinceri hanno la possibilità di essere un “mattoncino” che compone la società che segue il Corano e la Sunnah, abbandonando quella parte del mondo dove i valori vengono a mancare, una società dove la creazione viene adorata all’infuori del Creatore” giubilano gli islamici. Da cittadino a mattoncino, questa la fondazione sociale. Graziosi cartelli di “grafiche femminili” (cioè che usano il rosa, qualche fiorellino e sagome nere di incappucciate) adornano il paesaggio urbano. Altri con spade, mitra, cappi e mani mozze, incitano al jihad e ricordano la shari’a. Altre ancora fanno pubblicità alle Scritture disseminando l’arredo urbano di versetti e hadith. Il tutto ha preso ovviamente il posto delle Marlboro e del Johnnie Walker.

gli-stati-uniti-iniziano-a-bombardare-l-isisorig_mainLo Stato islamico è l’unico che si occupa del suo popolo,  dei musulmani, è uno stato di servizio. Gli altri sono governati da ambiziose ed egoiste élite, servi degli europei, degli americani e dei sionisti. Il sistema economico ha la sua nuova moneta, il dinar, a base aurea. Sono abolite le banche e naturalmente il prestito con interessi. In linea generale, lo Stato islamico è quasi anti-capitalista sebbene non discuta la proprietà privata ed un certo accumulo di ricchezza (ma non la sua remunerazione infinita. C’è l’eutanasia dei rentier insomma) ed è molto redistributivo per mantenere la società corta.

Chiudono autocompiacimenti per il vasto e continuo successo dell’impresa, della sua risonanza presso i fratelli che vivono all’estero (quelli qui chiamati foreign fighters), del feedback concreto del loro agire (ricordiamo che poiché Dio è colui che permette o non permette, se tale successo arride all’impresa se ne deduce che l’impresa è nella grazia di Dio). Ci sono anche brevi autobiografie dei “capi”, alcuni dei quali caduti e quindi martiri ed eroi. Qualche stoccatina ad al-Qaeda ed ai Fratelli Musulmani, “compagni che sbagliano” e soddisfazione per i tanti che si stanno alleando federativamente al progetto.  Molti link ad altro materiale chiudono le 64 pagine.

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Il depliant pare essere una iniziativa individuale (dal basso) di un qualche supporter italiano, comunque organico e ben informato. Il tutto ha una sua sobrietà e si rifà a fonti certe, non s’inventa nulla ed è da prendere con fiducia, è “affidabile” in una parola.

Il fine è quello info-pubblicitario, far conoscere una realtà composita, concreta, complessa ma resa semplice nell’esposizione, piuttosto “pop” ma senza eccessi. Tale fine si riscontra in molte pubblicazioni e video dell’IS, ad esempio nelle ultime performance del britannico convertito John Cantlie, tutte tese a dimostrare che l’IS è un fatto, funziona, ha le sue ragioni e la completa coerenza tra dichiarazioni e fatti.

Dabiq-Cover-1-150x212Lo Stato islamico è la puntuale realizzazione di un mito islamico-sunnita legato ai tempi omayyadi e prima ancora dei quattro califfi ben guidati e della comunità di Medina con Muhammad ancora vivo. Tale mito è stato a lungo teorizzato dai pensatori dell’islam radicale del XIX° e XX° secolo, coincide con la visione salafita, è conforme alla visione hanbalita e come abbiamo visto, corrispondente alla visione wahhabita. Chi scrive non crede al presunto dualismo saudita, diviso tra una modernità riformista ed i richiami al wahabismo duro e puro. Stato islamico è chiaramente un progetto saudita che vuole imporsi come standard sunnita a governo dell’islam tutto, Al momento debito, lo sceicco al-Baghdadi e i suoi tagliagole, potranno fare un passo indietro e lasciare il progetto nella più rassicuranti e presentabili mani di qualche sceicco-teologo proveniente da Riyad. O anche no. Stato islamico potrebbe rimanere versione hard dello stesso modello arabo saudita, versione più soft. Prima di imbarazzare la monarchia saudita, Stato islamico ha da combattere sciiti e sufi, modernisti ed occidentalisti, capitalisti musulmani e nazionalisti, generali egiziani e pakistani, sincretisti orientali ed africani, Fratelli Musulmani e al-Qaedisti, pan-arabi e pan-islamici. Si noti che nell’elenco non ci sono né gli USA, né Israele. C’è molto lavoro da fare per Stato islamico, prima di porsi il problema del modello arabo-saudita che, alla fine, si vedrà esser un modello solo, un impero islamico, cugino di quello occidental-americano.

Una debita e necessaria semplificazione della temuta multipolarità del mondo complesso.

Informazioni su pierluigi fagan

64 anni, sposato con: http://artforhousewives.wordpress.com/, due figli, un gatto. Professionista ed imprenditore per 23 anni. Negli ultimi venti e più anni ritirato a "confuciana vita di studio", svolge attività di ricerca multi-inter-transdisciplinare da indipendente. Il tema del blog è la complessità, nella sua accezione più ampia: sociale, economica, politica e geopolitica, culturale e filosofica. Nel 2017 ha pubblicato il libro: Verso un mondo multipolare, Fazi editore. Ogni tanto commenta notizie di politica internazionale su i principali media oltre ad esser ripubblicato su diverse testate on line. Fa parte dello staff che organizza l'annuale Festival della Complessità e pubblica su specifiche riviste di sistemica. Tiene regolarmente conferenze su i suoi temi di studio, in particolare sull'argomento "Mondo e complessità". Nel 2021 è uscito un suo contributo nel libro collettivo "Dopo il neoliberalismo. Indagine collettiva sul futuro" a cura di Carlo Formenti, Meltemi Editore. A seguire: "Europa al bivio. Tra radici e sfide" a cura di Vincenzo Costa, Marcianum press, 2024 Venezia e "L'era multipolare: competizione o cooperazione" a cura di Gabriele Germani, La Città del Sole, 2024, Napoli.
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8 risposte a LO STATO ISLAMICO SI PRESENTA.

  1. L’ha ribloggato su Buseca ن!e ha commentato:
    Interessante, chiaro, esaustivo.
    E ricordate, lo Stato islamico è ufficialmente di ispirazione wahhabita che è un sinonimo di Arabia Saudita.
    Credo mi salverò il tutto. Così per evitare che evapori…

  2. mcc43 ha detto:

    Da dove nasce la certezza “britannico convertito John Cantlie”?
    La “complessità” della situazione in cui viene a trovarsi un giornalista che svolgeva coraggiosamente il suo lavoro sul campo, merita che ne scrive usi grande prudenza, umana sensibilità, accortezza nel valutare le fonti.

    • pierluigi fagan ha detto:

      Certezze, sopratutto su questa faccenda dell’IS-Isis, non ne ha nessuno. Scriviamo tutti “come se” ciò che scriviamo fosse vero. Qualcuno induce liberamente, qualcun’altro deduce da percorsi più stretti. J. Cantlie ha scritto un articolo su DABIQ, la rivista dell’IS-Isis (qui la fonte: The Indipendent; ripreso da ANSA e da tutti i principali media mainstream) in cui, ringraziando la famiglia per gli sforzi fatti per “liberarlo”, ha chiesto di esser dimenticato,come se avesse fatto una scelta irreversibile. Cantlie ha cominciato i suoi reportage video vestito col camicione arancione-Guantanamo mentre negli ultimi video (troverà facilmente la serie Lend Me Your Ears su Internet) ha esibito uno stato di forma ben migliore, corredato da una barbetta Muhammad-style, libero di girare reportage che mostravano i successi militari (video da Kobane) e civili (life-style Mossul – Raqqa) dello Stato islamico.La storia della sua presenza in Siria è bizzarra, due volte rapito, la seconda con l’americano James Foley, decapitato. Le segnalo la biografia Wikipedia uk, a mo’ di riepilogo da cui evincerà una certa “passione di famiglia” per l’infilarsi in situazioni complesse, ovvero intrecciate con gli interessi coloniali britannici. Molti hanno dedotto che per passare da condannato a morte a unico reporter “libero” di mostrare il buono ed il bello di IS, Cantlie si fosse convertito. E’ previsto dal Corano (II, da 190 a 195, sopratutto 194) perdonare chi si ravvede. Le concedo però la mancanza del virgolettato in quanto “conversione” si riferiva più che alle private scelte di credenza del signor Cantlie sulle quali non ho certezze ma neanche interesse, alla svolta “entusiasta” con la quale accompagna i suoi reportage. Spero di averla rassicurata sull’uso delle fonti, un richiamo che mi vede d’accordo. In troppi scrivono su IS-Isis sparacchiando giudizi in libera uscita, senza la minima cognizione di ciò di cui stanno parlando. L’umana simpatia mi vede un po’ più titubante. Son contento che Cantlie abbia ancora la testa sul collo ma per me Cantlie non è un caso umano ma una pubblica voce informativa di cui va precisata la libertà, la convinzione, l’intenzione. Cantlie non sta “svolgendo il suo lavoro” (per altro, era un fotografo non un giornalista) in difficili condizioni, è un testimonial chissà quanto libero e convinto, dello Stato islamico. Il tutto, converrà, è abbastanza strano. Cordialmente.

  3. mcc43 ha detto:

    Le risponde Cantlie “La verità di tutta la questione, per chi lo vuole sapere, è che sto facendo del mio meglio in questa mia situazione. Nel lontano settembre avevo detto che avrei continuato a parlare contro i nostri ingannevoli governi fin tanto che i mujahidin mi avessero permesso di vivere, ora nel mese di febbraio è ancora così. Se i mujahidin mi chiedono di girare un video o scrivere un articolo che in qualche modo bacchetta un sistema politico che semplicemente non si cura dei suoi cittadini – nonostante l’incessante ripetere il contrario – io prendo al volo l’occasione.””
    Ho ripubblicato l’originale, può leggerlo qui https://www.scribd.com/doc/255741599/John-Cantlie-and-The-Anger-Factory.
    Mi è ben nota tutta la vicenda, ho scaricato i Dabiq e i video appena usciti, prima che la censura costringesse il pubblico a passare attraverso le interpretazioni dei media. Qualora le interessasse, nel mio blog può trovare come prenderne visione, cercando “Cantlie” o cliccando sulla Tag “Osservatorio jihad”
    Ciò che mancava, se non avevo letto male, è proprio il dubitativo: la conversione data per certa anche da lei.
    Questo è utilizzato nel mainstream per giustificare la politica americana e inglese: solo la forza militare per tentare le liberazioni ( e noi italiani abbiamo avuto una vittima in Nigeria grazie a questo, lo ricorderà). Induce il pubblico a disinteressarsi e la petizione che chiede a Cameron di fare come il resto del mondo e discutere le richieste Isis, che per ora non sono note a noi, procede lentamente.
    Non per altro mi creda, ho commentato. Non sono incline a fare le pulci agli articoli altrui, ma in questo caso ne ho sentito il dovere.
    Grazie di aver risposto, buon lavoro.

    • pierluigi fagan ha detto:

      La ringrazio di aver segnalato il suo prezioso sito che frequenterò con calma. La materia IS-Isis è talmente aggrovigliata e così priva, per noi, di informazioni, da prestarsi alla più ampia delle fiere interpretative. Visto che Lei segue la faccenda da tempo e con onesta attenzione mi verrebbe da chiederLe il suo punto di vista generale perché è poi dai punti di vista che facciamo le interpretazioni, diamo i giudizi, sottolineiamo ora questo ora quello. Dal mio punto di vista, ad esempio, non si crede molto all’intenzione USA-Uk di muovere guerra all’IS. In tal senso, un testimonial al di sopra di ogni sospetto (un britannico) che si presta a normalizzare la percezione su IS dall’interno, è perfetto per fare, primo o poi, dell’IS, uno stato di fatto. Questo, perché credo che l’intenzione strategica di chi è dietro l’IS, dal mio punto di vista l’Arabia Saudita che ha condiviso le linee generali del piano con i suoi storici alleati, sia quella di stabilizzare lo Stato islamico in una realtà concreta. Per me Cantlie potrebbe essere non un reporter condannato a morte che nel frattempo trascorre le sue mille ed una notte raccontando storie che gli allungano la vita, battendosi per una politica più umana e flessibile degli ostaggi come sembra porsi la vicenda nella sua presunta evidenza ma un prezioso alleato della strategia di normalizzazione del califfato. Il dubitativo, nel mio caso, è di secondo livello. Non se Cantlie è convertito alla religione o alle finalità jihadiste ma se Cantlie è davvero quello che sembra volerci far credere di essere, un prigioniero condannato a morte dall’IS che nel frattempo, per puro desiderio di verità, ci dice cose che non sappiamo . Grazie comunque per il suo intervento e buon lavoro anche a Lei.

  4. mcc43 ha detto:

    Grazie per le sue gentili parole. Condivido molto dei suoi punti di vista e aggiungo, per quel che vale, che ritengo una guerra in senso proprio non sia nelle intenzioni e nemmeno possibile. Obama ha più volte ripetuto che “sarà una questione lunga”. E’ certo che Isis mira a diventare uno stato in senso proprio e già ha varie strutture organizzate sul terreno, assistenza ai poveri e giustizia (!) in primis.
    Ci sono osservatori che si spingono ad auspicare pragmaticamente che lo Stato Islamico venga affrontato proprio a questo livello di “riconoscimento”; le segnalo questi articoli che ne danno le motivazioni http://time.com/3111276/isis-terror-iraq-treat-it-like-a-state/ e anche questo http://time.com/3111276/isis-terror-iraq-treat-it-like-a-state/. Le dirò che, per quanto istintivamente proviamo avversione a questa ipotesi, riflettendo che ora le popolazioni sono sia sotto Isis che sotto i bombardamenti della coalizione (crea numerose vittime civili ignobilmente ignorate dai media) un pò di avversione scema.
    La difficoltà di comprendere questo groviglio è resa ancora più complessa dai molti finti account jihadisti, dalla campagna per far chiudere account realmente jihadisti da cui emergevano aspetti che i media non raccontano (e nemmeno cercano di conoscere). Se Isis cura tanto la comunicazione è perchè dal nostro versante si fa la stessa cosa, e tutto crea false impressioni, a volte che Is sia più forte di quanto è in realtà, altre volte che sia prossima allo sbando.
    Su una cosa ho raggiunto la certezza: diversamente da noi occidentali che vogliamo essere amati, Isis ci disprezza tanto da fare di tutto per apparirci barbara feroce e temibile, ed è così riuscita a diventare un oggetto – cardine dell’informazione.
    Su Cantlie posso dirle quello che ho scoperto nei tweet fra supporter jihadisti, che spiega perchè certi ostaggi sono stati uccisi, pur essendo operatori umanitari e giornalisti, e lui no. Sottoposti a “processo” , sono risultati avere un passato di combattenti oppure di arruolati nell’esercito, mentre Cantlie no.
    Credo che molto del sospetto di ambiguità su di lui – sospetto che non condivido – dipende dal suo atteggiamento che non ricalca quello dei sequestrati: non supplica, protesta, non fa appello alla pietà, ma ai doveri dello stato, non fa sciopero della fame: sfrutta quello che gli vien dato per salvarsi la vita. Ecco tutto, buona giornata 🙂

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