C’ERA UNA VOLTA UNA GRANDE BOLLA INCANTATA…

henry-paulson-by-keinishiUn articolo sulla Stampa ci riporta il pensiero di Henry Paulson sulla “tempesta dei cento anni”[1]. Paulson era quel Segretario al Tesoro del presidente Bush che intervenne all’indomani del crack Lehman Brothers, a suo tempo era stato anche presidente di Goldman Sachs. L’intervento di Paulson era la pioggia di miliardi di dollari (ufficialmente 700) gettati nel sistema bancario americano che rischiava l’effetto domino, dal crack Lehman all’intero sistema. Roba che i cadaveri di von Hayek a von Mises hanno avuto pare, una rotazione a 360° nelle rispettive tombe, alla faccia della perfezione dei mercati, del non intervento dello stato, della distruzione creatrice (infatti anche Schumpeter pare sia ruotato, ma solo di 180°) e del non incentivare l’azzardo morale così come prescrive la teoria neo-liberale. Del resto, era credibile far fallire l’intero sistema bancario e finanzirio del paese guida del capitalismo mondiale? Che altro poteva fare il povero Paulson?

Ma Paulson è scontento di sé e ci tiene a farlo sapere in una intervista a Cnbc, particolarmente opportuna visto che tra  breve si dovrà decidere la successione di Bernanke alla Fed. Il nostro infatti è provvido di belle parole per Larry Summers[2] che è in competizione con Janet Yellen per l’ambita poltrona  e nel mondo che “conta” (il mondo bancario e finanziario USA) non si parla d’altro[3]. La Yellen sarebbe la prima donna a capo della Fed in cui oggi è la vice di Bernanke. Portata alla Fed da Obama, Yellen è una liberal che viene dalla Fed californiana e da Berkeley ed ha anche coperto il ruolo di capo del consiglio degli consulenti economici di Clinton. La Yellen è anche sposata ad un Nobel Prize, G. A. Akerlof che non è un neo-classico ed ha pure firmato per la legalizzazione della marijuana. Della Yellen, Wall Street teme la propensione più per l’eliminazione o quantomeno il contenimento  della disoccupazione che non l’occhiuta vigilanza sull’inflazione. Tradotto in atteggiamenti concreti, una propensione a continuare la politica dei bassi tassi e del quantitative easing che l’amministrazione Obama, da sempre alle prese con i problemi di bilancio, gradirebbe non poco. Ma Wall Street e il nostro Paulson tifano Summers. 800%20larry%20summers2

Larry Summers è figlio d’arte poiché è nipote sia di P.Samuelson, sia di K. Arrow (in effetti Larry si sarebbe dovuto chiamare Samuelson se il padre non avesse cambiato cognome). Ex Segretario del Tesoro dell’ultimo anno e mezzo della presidenza Clinton e con un passato in World Bank, è stato rettore per cinque anni di Harvard, posizione che ha poi lasciato in seguito a furiose polemiche seguite a sue improvvide dichiarazioni sull’incapacità di giudizio dei neri (nella fattispecie il filosofo prof. Cornel R. West che contraccambiò definendolo “l’Ariel Sharon dell’istruzione universitaria”) e sul deficit genetico di capacità tecnico-progettuali delle donne. Summers appartiene al “circolo Rubin” e qui[4] qualche malalingua ne traccia un bel ritrattino.

Ma torniamo a Paulson. Oltre all’endorsement a Summers, Paulson se la prende con Greenspan, è lui e la sua folle politica ad aver creato quella bolla creditizia che ora contiene le premesse della <tempesta dei cento anni>, nel senso che ci metteremo cento anni a riprenderci dai suoi nefasti effetti. Boom! Non male per un ex Goldman Sachs. Affascinato dal Paulson-pensiero, ad un certo punto l’articolista della Stampa, inserisce la pillola avvelenata: “Durante gli anni della grande espansione economica dovuta all’avvento dell’era digitale”…??? Cioè ? L’economia USA andava a gonfie vele per via della rivoluzione digitale, peccato per quel demente di Greenspan che nel frattempo si è messo a stampare dollari elargendoli a piene mani a cani e porci ! ? Va bene che il post moderno si basa su nient’altro che “narrazioni” ma questa francamente non l’avremmo sentita neanche da Marx (Groucho). Perché dire una scemenza del genere?

Alan Greenspan viene nominato capo della Fed nel 1987 da Reagan. Ma rimane in sella ancora sotto la presidenza Bush sr, per i due mandati Clinton e per il primo mandato Bush jr. . Alla scadenza del suo quinto consecutivo mandato nel 2006, alla tenera età di 80 anni e dopo 19 anni di comando della banco-finanza statunitense (in pratica una longeva monarchia) si ritira per essere sostituito da Bernanke. greenspanLa monarchia Greenspan  coincide alla perfezione con due cose: la ripresa e longeva affermazione dell’economia americana, la politica monetaria iper-espansiva. Queste due cose sono una unica asserzione, l’una cosa è causata dall’altra.  Lo sapevano tutti i presidenti che l’hanno confermato, lo sapeva Wall Street che su quel tourbillon di foglietti verdi ha pasteggiato come mai si era visto prima, lo sapeva tutta la banco-finanza statunitense che è esistita nelle dimensioni di ricchezza e potere che ha avuto (e continua ad avere) solo e soltanto perché Greenspan ha inventato la bolla e l’ha sorretta (e Bernanke ha continuato a sorreggerla) fino a che ha potuto poiché la bolla, se non è sorretta, scoppia. Se scoppia altro che i 700 miliardi di Paulson!

Allora si dirà: ma dunque Paulson ha ragione! Sì ha ragione a dire che gli effetti di quella bolla ce li porteremo appresso per decenni, ma suona strano che sia proprio lui a dirlo perché i Paulson, i Summers, le Goldman Sachs e company, senza quella bolla non sarebbero esistiti. E suona strano che il giornalista della Stampa vada appresso a questa favoletta dell’economia americana sana, traviata dal pazzo Greenspan che contro tutto e contro tutti ha creato “chissà-perché” bolle su bolle, quando fu proprio quel pluriball che ha protetto la fragile economia reale degli Stati Uniti d’America e con essa la sua potenza banco finanziaria e quindi la sua potenza tout court.

Eccoci allora al gran finale. Paulson ha la sua ricetta sana: “il problema è tornare alla normalità, perché <<con i tassi bassi puoi arrivare solo fino ad un certo punto>>”. Wow! Fine delle bolle, giusto! Normalità?: “Un nuovo mondo dove si scambiano gli asset in base al loro ritorno, e le economie sono giudicate dai loro fondamentali”. Grande Paulson! Perché non ci avevamo pensato prima ?

U.S. Federal Reserve Chairman Ben Bernanke testifies at a Joint Economic Committee hearing on economic outlook and policy in WashingtonMa come si spiega questa improvvisa folgorazione “sulla via di Damasco” dei vertici di certa  banco-finanza-politica americana? Come sempre a questi livelli, non si deve cercare “una” ragione, ma quella virtuosa cointeressenza delle ragioni che lega soggetti diversi, con fini diversi e diverse aspettative. I repubblicani hanno sicuramente interesse a stringere d’assedio Obama, legando in forme sempre più strette i cordoni della borsa. Niente spesa, niente QE, niente spazio di manovra e quindi una presidenza azzoppata. Ma c’è anche l’interesse a proteggere il proprio elettorato di riferimento ovvero quella classe di super-ricchi i cui capitali potrebbero esser aggrediti dalla comparsa di una temuta spirale inflattiva. E’ questo, probabilmente, anche l’interesse primo di Wall Street. Ma a questo primo interesse se ne aggiunge un secondo. Nel mondo finanziario è certo auspicabile la crescita dei valori, ma non è male neanche la discesa dei valori, l’importante è che le cose si muovano e soprattutto che lo si sappia prima. Perché?

Perché le grandi società banco-finanziarie guadagnano sulle differenze. Le differenze possono crearsi a salire, ma anche a scendere, ogni volta che si compra o si vende, scatta una percentuale di commissione. Ed ogni volta che il mercato sale o scende con decisione, gli investitori hanno bisogno di consigli su dove e come allocare le preferenze. Inoltre c’è un certo numero di giochetti tecnici che permettono di guadagnare sulle scommesse al ribasso. Infine, ogni volta che si crea un problema di dove allocare le preferenze, il club dei grandi fondi e delle grandi banche aumenta il suo potere sul tavolo da gioco perché può determinare al solo volerlo, successo o rovina di qualcuno, qualcuno che poi (nel caso di improvviso successo, ovvero di creazione di una nuova bolla perché il segreto è non far scoppiare mai la bolla, ma trasferirla) gliene sarà grato. L’importante è sapere cosa succederà (aumento dei tassi) e quando (Febbraio? Marzo? 2014).

Recentemente, il solo accennare a questa remota eventualità da parte di Bernanke, ha prodotto un primo ritiro dagli investimenti obbligazionari internazionali e con essi, la discesa del corso di alcune valute (indiana, indonesiana, russa, brasiliana, insomma BRICS ed emergenti vari e proprio alla vigilia dell’ultimo G20 che doveva ridiscutere gli assetti valutari mondiali). Qui si potrebbe anche ricollimare l’interesse della banco-finanza e quello di certa politica USA, destabilizzare il quadro internazionale perché è dall’instabilità che nascono le opportunità.

Questa propensione a creare instabilità, sembra essere la cifra del comportamento di alcuni soggetti americani ma non solo. Fed's Plosser, Yellen and Bullard Speak At AEA Annual MeetingSembra essere la strategia difensiva di qualcuno che sente di perdere terreno sotto i piedi, qualcuno a cui non va bene che le cose vadano in un certo modo. Tra inflazione di operazioni coperte sullo scacchiere geostrategico e scoperta dell’insostenibilità del denaro gratis per tutti, forse c’è un nesso? Larry Samuel-son, Henry Paul-son, Alan Greenspan, Ben Shalom Bernanke hanno tutti la “comune origine”. Ma comunque vada,  anche lei (la sbarazzina Yellen) ha la “comune origine”. Nel mondo  nuovo del Grande rischio, subito o procurato, l’importante è essere assicurati.

LATEST NEWS: Summers avrebbe ritirato la sua candidatura in seguito alle controversie che si sono accese intorno ad essa. Oltre alla Yellen rimangono in corsa (al momento, ma chissà se non si presenterà all’ultimo momento un nome nuovo che non ha avuto il tempo di essere bruciato) l’ex Vice Presidente Donald Kohn (eletto da Bush ed anch’esso con la “comune origine”) e il giovane Timothy Geithner. Geithner è attuale Segretario al Tesoro, con un inizio alla Kissinger Associates a Washington, ex Fed New York, delfino di Rubin-Summers e con la “comune origine” ha solo rapporti indiretti (la moglie).

Informazioni su pierluigi fagan

64 anni, sposato con: http://artforhousewives.wordpress.com/, due figli, un gatto. Professionista ed imprenditore per 23 anni. Negli ultimi venti e più anni ritirato a "confuciana vita di studio", svolge attività di ricerca multi-inter-transdisciplinare da indipendente. Il tema del blog è la complessità, nella sua accezione più ampia: sociale, economica, politica e geopolitica, culturale e filosofica. Nel 2017 ha pubblicato il libro: Verso un mondo multipolare, Fazi editore. Ogni tanto commenta notizie di politica internazionale su i principali media oltre ad esser ripubblicato su diverse testate on line. Fa parte dello staff che organizza l'annuale Festival della Complessità e pubblica su specifiche riviste di sistemica. Tiene regolarmente conferenze su i suoi temi di studio, in particolare sull'argomento "Mondo e complessità". Nel 2021 è uscito un suo contributo nel libro collettivo "Dopo il neoliberalismo. Indagine collettiva sul futuro" a cura di Carlo Formenti, Meltemi Editore. A seguire: "Europa al bivio. Tra radici e sfide" a cura di Vincenzo Costa, Marcianum press, 2024 Venezia e "L'era multipolare: competizione o cooperazione" a cura di Gabriele Germani, La Città del Sole, 2024, Napoli.
Questa voce è stata pubblicata in finanza, usa e contrassegnata con , , , , , , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.