CRONACHE DA 451 A 500

CRONACA N. 500 (23.09.16)

I SOLITI SOSPETTI. lancio ripetuto di ipoteche sulle elezioni americane dell’8 Novembre. Il sistema di voto americano, in funzione del triplice condizionamento dato da: 1) non spendere soldi pubblici in stupidaggini di secondaria importanza come le elezioni nazionali; 2) l’amore morboso per la tecnologia; 3) il vasto territorio federato (140° su 192 paesi per densità abitativa), ha portato alla vasta diffusione di sistemi elettronici in rete per avere i dati di voto centralizzati subito e con poche spese. Ora ci si accorge che ai due vantaggi s’accoppia un piccolo svantaggio: la sicurezza (per altro già si sapeva dopo l’elezione Bush-Gore e le primarie). La rete può esser hackerata (wow! maddai!). Chi può avere interesse a disturbare le elezioni americane?

1) I russi. Far fare una figura di m… a gli USA, lasciare un alone di sospetto sul risultato finale ed invalidarne la credibilità, sopratutto se vince Clinton.

2) Trump. Mostrare, come dice l’astuto Rampini, che gli USA sono fragili ed anche lui, riservarsi una contestazione ex-post, sempre nel caso vinca Clinton.

3) Clinton. Crearsi una carta ex post da giocare in caso di sconfitta, lanciando discredito sul risultato: i dati sono stati manipolati dai russi per far vincere Trump.

Chiunque sia a gestire questa intrusione,ha piacere di farlo sapere prima delle elezioni di modo da render credibile la canizza che si accenderà dopo. Ma poiché a “farlo sapere” sono gli organi investigativi ed i servizi segreti americani, ecco un quarto sospetto, sia che poi voglia gestirla pubblicamente con la versione 1), 2), 3). Incredibile che NSA, Five eyes, e gli altri 12 servizi segreti del più potente e tecnologico paese del mondo, si facciano uccellare così e vadano pure a dirlo in giro! Cosa non si farebbe per la trasparenza nella più grande democrazia del mondo! (Che poi, ammesso sia una democrazia, è comunque la seconda più grande, dopo l’India).

E comunque, non si ouò escludere chiunque altro abbia forti interessi in queste elezioni e quindi israeliani, sauditi, ucraini, NATO, stati baltici, cinesi, varie bande in cui si segmenta l’élite americana o mondiale. Vattelapesca…

CRONACA N. 499 (23.09.16)

AL VERTICE DELLA PIRAMIDE. Già unica giornalista italiana “embedded” all’esercito USA nella Seconda guerra del Golfo, partecipa al meeting 2014 del Gruppo Bilderberg, premio America 2015 della fondazione ITALIA-USA, sempre nel 2015 entra a far parte della sezione italiana della Commissione Trilaterale. Monica Maggioni, Presidente dell’ente pubblico RAI, secondo l’Espresso (Lia Quilici), il 7 Ottobre, diverrebbe Chairman della Trilaterale sezione Italia. Il senatore americano ultra-conservatore, Barry Goldwater, già candidato repubblicano alle presidenziali USA del 1964, nel 1980 definì la Trilaterale come: “…un sapiente e coordinato sforzo di impossessarsi del controllo dei quattro ambiti del potere: politico, monetario, intellettuale, ecclesiastico…[per] la creazione di un unico potere economico mondiale superiore a quello dei governi politici degli stati-nazione coinvolti”. Più sobriamente, trattasi di un think tank liberal-globalista dedito alle “foreign relation” all’interno del triangolo: Stati Uniti d’America, Europa, Giappone ed altri occidentalisti “orientali”, fondato nel 1973 dal noto benefattore David Rockefeller.

RAI = Radiotelevisione Americana (per) Italiani.

 CRONACA N. 498 (21.09.16)

Un mio post su facebook è diventato un articolo su Megachip, qui. Nella mia ricerca su una filosofia della complessità, ho sino ad oggi, trattato temi di ontologia, di logica, politici, epistemologici ma non ancora etici (neanche estetici se è per questo). Durante l’estate ho fatto delle letture a riguardo ma altre debbo farne per cui non sono ancora pronto per buttare giù primi articoli sul tema dell’etica sistemica. Ma un nocciolo di riflessione emerge da questo veloce commento. Ci torneremo su più in avanti…

CRONACA N. 497 (20.09.16)

Questo articolo (qui) sembra aver avuto un discreto successo di attenzione e -a mio avviso- meritatamente. Anche noi ci siamo più volti espressi nei confronti dello stato del pensiero filosofico occidentale, in termini di “scolastica”. L’autrice, individua questa scolastica nel brodo mal cotto di “(Marx, Nietzsche, Lacan, Foucault, Deleuze, Bourdieu, Agamben, Said, Spivak, Butler, Žižek, l’onnipresente Benjamin, l’uscente Derrida, la new entry Latour…), fuse in un solo crogiolo e ridotte a un’agenda tematica angusta: il potere, il bios, il genere, il desiderio e il godimento, il soggetto e le moltitudini, la coppia dominanti-dominati, il capitale e lo spettacolo, etc.”. Movimento del pensiero che si vorrebbe oltretutto molto critico e che però risulta il più ben accetto dall’accademia e da quella americana poi nello specifico, il che lascia non pochi dubbi sulla sua effettiva efficacia critica. Questo articolo ci ha stimolato ed infatti abbiamo lasciato un commento dialogante, questo:

> Il dominio di una “scolastica” denota sempre una difficoltà del pensiero, quando il pensiero è stretto in un campo con alte mure e più che andare in circolo a ridire ciò che ha già detto, non può. Credo ci sia stata una divergenza ai primi del secolo scorso (e la citazione di Simmel è opportuna) in cui il pensiero filosofico occidentale ha ceduto le armi della comprensione di fronte alla grande esplosione dei percorsi di conoscenza della molte discipline (sociali, umane, scientifiche) che a loro volta andavano appresso all’esplosione di complessità del reale. Credo che il punto stia lì, come ha giustamente sottolineato nel suo bell’articolo, al punto del rapporto tra i tanti pensieri ed il pensiero generale che dovrebbe pensarli, quel senso di totalità mai raggiunto e raggiungibile ma che è necessario tentare e ritentare sempre e di nuovo. La filosofia è stata colpita dal virus della divisione del lavoro (del pensiero, delle conoscenze) che è poi la struttura propria del nostro moderno vivere associato. Poiché non possiamo pensare solo ad un grave rimbecillimento di massa, dobbiamo conseguire che il problema del tenere in una o più menti, la grande chioma dell’albero della conoscenza (il problema dell’inter-disciplinarietà, della multi-disciplinarietà, del quanto orizzontale e quanto verticale amalgamare) è davvero un “difficile problema”. Ma l’alto gradimento che ha registrato questo suo intervento sembra dire che molti pensano, in un modo o nell’altro, che con coraggio, proprio quel “difficile problema” dobbiamo porci, per trovare un varco nel muro in cui ci siamo auto-confinati.

CRONACA N. 496 (18.09.16)

Interessante articolo (qui) che inquadra il paesaggio geoeconomico già presente e che sempre più rafforzerà le sue contraddizioni. Sinteticamente, le forze in campo sono: 1) il grande e crescente disordine geopolitico (attriti, conflitti, guerre); 2) la vistosa contrazione degli scambi commerciali internazionali; 3) la finanza planetarizzata (supportata da un cospicuo accumulo di liquidità) che non vuole esser rinchiusa nei recinti nazionali, eppure nel suo andare in giro per il mondo, non fa che aumentare il disordine; 4) in Occidente, la variabile imprevedibile dei pronunciamenti politici dei vari popoli.

 In questo disegno impersonale, c’è da collocare l’agente americano che ha tutto l’interesse di accrescere il disordine geopolitico e beneficia -in parte- anche della contrazione degli scambi commerciali che premiano Cina e Germania. A questo punto, l’interesse americano diverge in due diverse prospettive a seconda di chi sarà il prossimo presidente. Clinton è certo in favore della protezione del famelico branco finanziario, Trump molto meno, anche perché preferirebbe che l’eccesso di liquidità si sfogasse internamente per finanziare la sua ristrutturazione economica americana.

Comunque, sembra che le linee di faglia che fratturano e muovono il paesaggio, porteranno ad un grande rimbalzo anti-planetario. Si va verso la ripartizione regionale.

CRONACA N. 495 (18.09.16)

– 50. Cinquanta giorni alle elezioni presidenziali americane. All’interno, qualcuno ha ritenuto utile fare un attentato light a New York. All’esterno, qualcun’altro, ha ritenuto necessario sabotare l’accordo Kerry-Lavrov sulla Siria. Le élite statunitensi sono molto agitate e sempre più lo saranno all’approssimarsi della scadenza dell’8 Novembre. Game of throne, entra nel rush finale.

Se l’atto interno sembra portare vantaggio a Trump, quello esterno è di più difficile lettura. La prima lettura porterebbe al groviglio di interessi e di intenzioni che si coagulano intorno alla Clinton ma non si può escludere anche un interesse dei gruppi di potere intorno a Trump a mantenere aperta la partita. Comunque, non si deve chiudere la partita siriana prima delle elezioni, dovrà esser il nuovo presidente a giocarsela, sia che si voglia rilanciare il conflitto (Clinton), sia che lo si voglia chiudere con la forza intestandosi il merito (Trump), sia che la si voglia inserire in un più ampio basket di elementi per una trattativa larga coi russi (pressione NATO ai confini europei, Ucraina, sanzioni, prezzo del greggio ed a questo punto anche chiusura del dossier Siria. Qualcosa si concederà, qualcos’altro si pretenderà in cambio).

CRONACA N. 494 (12.09.16)

UNFIT TO LEAD ?. Il crollo di H. Clinton, il giorno della commemorazione del crollo delle Torri è prima notizia su tutti i mezzi d’informazione. Questo documento (il filmato di un utente Twitter) conferma retroattivamente tutti i dubbi sulla sua salute agitati dai commentatori più critici. Sembra molto difficile che si potrà recuperare la situazione, difficile immaginare  di portare a termine la campagna che ha ancora quasi due mesi di corso con un infittirsi d’impegni e di stress al calor bianco, in queste condizioni. L’unica chance è che tutte la illazioni siano infondate e la signora stia in realtà benissimo, a parte qualche acciacco rimediabile e prontamente superabile con un piano di sovraesposizione, attivismo, presenza ed aggressività che comunque, non sembrano qualità proprie della candidata, al di là del suo stato di salute contingente. Anche solo un altro incidente nel corso dei prossimi due mesi sarebbe disastroso e più si va avanti, più disastroso risulterebbe. Ecco allora che la stampa parla di sostituzione. Potrebbe farlo perché sa che di questo già si discute internamente ai democrats o potrebbe farlo perché questo è il pensiero logico che viene a tutti coloro che ragionano di politica e seguono la battaglia per le presidenziali. In ogni caso, anche il solo parlarne, indebolisce ancora di più la candidatura e diventa una sorta di profezia che si autoavvera. Naturalmente, non mancheranno parti delle élite e quindi giornalisti, interessati a rivedere la candidatura che ha mostrato sino a qui -al di là dei gossip clinici- non poche debolezze. Il diritto di successione dovrebbe premiare Sanders ma questa eventualità è da escludere a priori. Ecco allora l’idea di riconvocare l’organo sovrano dei democrats per incoronare un nuovo candidato forte, si fanno i nomi di Biden (improbabile) e Kerry (più probabile). Un nuovo salvatore della Patria, non usurato dalla campagna per la nomination e dalla campagna elettorale sin qui svolta, sarebbe addirittura un vantaggio se la figura avesse peso e forza. Rimane lo spettacolo davvero sintomatico dello stato della democrazia in America. Un candidato spinto a forza, forse addirittura con brogli e ricatti, sapendo a priori della sua grave debolezza fisica e di immagine (mail-gate), una serie di azioni che denotano quantomeno irresponsabilità e cieca incoscienza, sostituto last minute da un jolly pescato in emergenza, votato da una élite a sua volta eletta con meccanismi non pienamente democratici (il peso dei grandi elettori). L’11 settembre si è sbriciolata più di una cosa in America, tra le cose visibili e tra quelle invisibili.

CRONACA N. 493 (10.09.16)

I britannici allevano l’élite del futuro (qui). Ed ancora…

BREXIT PER FARE COSA? Ecco qui i prodi britannici che prima ancora di invocare l’art. 50 ed iniziare le procedure di uscita, si danno un gran da fare a promuovere trattati di libero scambio one-to-one ed a promuovere il Commonwealth 2.0 (accordo già fatto con l’Australia, ma vedrete che l’India seguirà e poi tutti gli altri). In parte, era ciò che sostenevo in questo articolo, scritto due settimane -prima- del voto referendario (http://www.sinistrainrete.info/…/7403-pierluigi-fagan-brexi…). Questo articolo, nonostante il tema attuale ma diciamo non proprio di massima attenzione, rimane il settimo più letto sulla piattaforma Sinistrainrete negli ultimi tre mesi. Considerando che ne pubblicano due/tre al giorno tutti i giorni, debbo dire che mi fa piacere. Scusate l’imperdonabile ma irresistibile scivolata di stile.

CRONACA N. 492 (09.09.16)

 EU MED. Si stanno incontrando ora in Grecia i primi ministri di Portogallo, Spagna, Francia, Italia, Grecia, Malta e Cipro. Stranamente, non si trova la notizia su i siti italiani (ma si trova qui). Lo scopo, coordinare una posizione “mediterranea” per il vertice di Bratislava del 16 prossimo in cui si dovrebbe convenire un rilancio dell’UE nel dopo BREXIT. Non entro nel merito dei contenuti e vedremo il comunicato finale che tanto sarà generico. Pare che i tedeschi non l’abbiano presa bene e pare che le posizioni in discussioni siano anche molto lontane da quelle del gruppo di Visegrad (Polonia, Rep. Ceca, Slovacchia, Ungheria). La cosa, ai fini europei m’interessa poco. M’interessa di più l’aspetto politico di prospettiva che potrebbe vedere una Francia più interessata a poggiarsi sul gruppo mediterraneo che continuare a far scendiletto dei tedeschi e m’interessa il fatto che questi popoli possano imparare a trattare questioni assieme. Gli euro-mediterranei sono 2/3 dell’eurozona, uniti sarebbero il 5° paese al mondo per popolazione, 3°per Pil dopo Stati Uniti e Cina. Visto com’è andata l’UE, io ci farei su un pensierino…

CRONACA N. 491 (07.09.16)

E’ LA SUNNA CHE FA IL TOTALE. Incredibile notizia dal mondo islamico, incredibile in sé ed incredibile non sia stata riportata dai principali mezzi d’informazione (non ne ho trovato traccia non solo in Italia -a parte Libero che l’ha ripresa da Asia News, assieme a Remocontro- ma neanche all’estero). Circa 200 alti dignitari religiosi islamici sunniti, si sono riuniti in Cecenia, Grozny, sotto gli auspici di Putin ed al Sisi, per deliberare il vero senso del sunnismo e la sua stessa ammessa composizione. Il comunicato finale enumera come facenti parte della comunità sunnita: ashariti, maturiditi, sufi e le quattro scuole giuridiche tradizionali. Chi manca? Secondo alcune fonti di informazione (di cui linkiamo la più autorevole essendo Asia News collegata col P.I.M.E. – Pontificio Istituto Missioni Estere), mancherebbero i wahhabiti, i wahhabiti sarebbero -a questo punto- considerati takfiriti (sostanzialmente apostati, miscredenti). Altresì, sarebbe ora sdoganata l’affermazione a noi nota da anni che wahhabismo, sauditi-stati del golfo e salafiti vari incluso l’IS, sarebbero lo stesso sistema. Russia, Egitto, al-Azhar, wahhabiti apostati, nuova tv satellitare contro Al Jazeera con sede in Russia? Una cosa sembra certa, non dovrebbe finire qui… [Consiglio di leggere direttamente l’articolo che si sbilancia molto più di me, qui]

CRONACA N. 490 (07.09.16)

LIBERI DA MORIRE.

1) L’argomentazione avanzata da F. von Hayek (La via della schiavitù-1944) in sfavore di ogni umana velleità di mettere mano al sistema complesso detto “economia”, ha non solo informato lo sviluppo della cosiddetta “scuola austriaca” ma anche sostenuto quella generale posizione oggi detta neo-liberismo (ma anche liberalismo e libertarianismo) che decreta -per principio- il dovere di lasciare i sistemi economici alla loro libera autorganizzazione che, nella tradizione epistemica del pensiero economico, è chiamata “mano invisibile”. In pratica, Hayek constata un deficit cognitivo umano nei confronti della complessità e quindi, stante l’incapacità umana di metter mano a sistemi complessi senza far danni, meglio astenersi che tanto i sistemi complessi si autorganizzano meravigliosamente da soli.

2) Di questi giorni rimbalza su alcuni media e dai media ai social notizia dell’avanzare presso la comunità dei geologi del processo di riconoscimento ufficiale dell’effettivo passaggio ad una nuova era. La nuova era, su intuizione di un premio Nobel della chimica P. Crutzen, si chiamerebbe Antropocene, l’era in cui la natura non si autorganizza più liberamente nella propria intricatissima ma efficiente iper-complessità ma dipenderebbe dagli effetti dell’agire umano, diretto ed indiretto, su di essa. In pratica, ci troviamo a constatare il fatto di aver sostituito la mano invisibile naturale, ereditando la gestione del sistema complesso di tutti i sistemi complessi chiamato Natura, volenti o nolenti, capaci di farvi fronte o meno.

Dalle due premesse consegue una biforcazione intorno alla quale dovremmo chiarirci le idee e deliberare con responsabilità. O accettiamo la nostra minorità cognitiva per la quale non siamo in grado in alcun modo di far fronte alla complessità o prendiamo atto di questa minorità e cerchiamo di scalarla.

Nel primo caso ne consegue l’imperativo di uscire immediatamente dall’Antropocene poiché rischiamo di compiere un disastro il cui prezzo non sarebbe neanche la schiavitù ma l’autodistruzione. Per farlo dovremmo mettere mano al nostro sistema di vita e poiché questo è organizzato dal sistema economico, metter dunque mano al sistema economico spiegando ai tardi epigoni di Hayek che ci sono più cose in cielo e terra di quanto ne sogni la loro filosofia.

Nel secondo caso ne consegue l’imperativo a sviluppare una cultura della complessità che ci metta responsabilmente in grado di far fronte ai compiti di demiurghi dell’antropocene per evitare il collasso ambientale a cui segue quello umano, quindi anche quello economico. A quel punto, metter mano visibile al meno complesso sistema economico ci sembrerà un gioco da ragazzi ed avremo superato di slancio e necessità l’obiezione di Hayek.

Quello che assolutamente non dovremmo fare, che è poi quello che molto probabilmente continueremo a fare, è non mettere mano al sistema economico che informa gli stili di vita che ci porteranno dall’Antropocene al periodo successivo, quello in cui la mano invisibile della Natura si libererà dalla schiavitù di dover sopportare il nostro idiotismo logico, finalmente, annientandoci. Saremo così -finalmente- liberi da morire.

= = =

[Anche se il risultato della filosofia è semplice, non può esserlo il metodo per arrivarci. La complessità della filosofia non è quella della sua materia, ma del nostro intelletto annodato. (da L. Wittgentstein, Osservazioni filosofiche, Einaudi)]

CRONACA N.489 (06.09.16)

BREVE CRONACA DEL LUNGO ADDIO. Stampa (Riotta), Corsera (Venturini), Repubblica (Rampini), Sole24Ore ( molto distratto);  come hanno letto i mainstreamers, il G20 di Hangzhou ? C’è sostanziale unanimità, con più o meno onestà intellettuale (più Corsera, meno Repubblica) e sempre evitando di trarre le più realistiche conseguenze. Il sentiment è quello della tristezza da declino, declino americano, declino europeo. L’elenco dei colpi, tra quelli che son noti, è notevole. La Brexit non ha provocato nulla del paventato disastro e come anticipato, sembra aver liberato una Gran Bretagna libera e disinvolta che non solo decisa a rinforzare il suo secondo posto di venditore d’armi al mondo ma decisa anche ad aprire a “nuove relazioni” con Mosca. Putin già il “triste, solitario y final” dei precedenti meeting, ora cinguetta con Xin Jinping ed Erdogan, manda in bianco Obama alla ricerca di un finale di partita siriano diverso da quello incompiuto che lascerà in eredità al successore, invita israeliani e palestinesi a trattare una soluzione che sposta la geografia dei colloqui di pace da Camp David a Oslo a forse Mosca, tenta l’accordo con Salman Al Sa’ud per rilanciare il prezzo del greggio che salverebbe il pericolante Venezuela ed i suoi stessi bilanci, continua a mandare documentini speziati ad Assange. Merkel, non sa se si ripresenterà alle prossime elezioni, non sa più cosa fare dell’Europa e dell’euro, non sa cosa fare della Brexit se non chiedere tempo. Intanto perde una elezione locale ma il campanello, per quanto piccolo, trilla. Io penso che Merkel mediti di finire in bellezza, i prossimi quattro anni son solo dolori, chi glielo fa fare a sporcare un sì brillante curriculum? Hollande chiede sanzioni draconiane ai paradisi fiscali e l’intero G20 approva rimandando all’OCSE la verifica di una stretta, già più volte annunciata e mai compiuta davvero. Stretta su i paradisi fiscali? Ma se sono tutti britannici o americani? Renzi delizia con la sua impareggiabile mimica la CCTV e prende a calci i pesci finendo a culo in terra. Tusk si appella accorato al Mondo per aiutare la povera Europa a gestire i flussi migratori (francamente, trovo quest’ultima, l’uscita più surreale di tutte, ma ci rendiamo conto?)

La Cina, si presenta con la firma apposta sull’accordo sul clima di Parigi, strapazza il protocollo diplomatico con Obama, Hollande e quasi anche Renzi, segna +6,7%  di crescita nell’ultimo trimestre, invita -special guest- l’Egitto che per altro ha anche fatto domanda di ammissione alla SCO, apre alla discussione su gli eccessi produttivi dell’acciaio, stringe a sé tutti i non occidentali e gli occidentali globalisti (B20) nella richiesta di non alzare barriere protezionistiche (piazza Jack Ma-Alibaba come consulente speciale alla crescita del governo indonesiano) e dichiara finita l’era della politica economica su base solo fiscale e monetaria nel mentre pare abbia mandato una squadra di una decina di mezzi navali a prendersi l’ennesimo scoglio strategico nel Sud del suo mare. Intanto, i nord-coreani hanno tuffato tre missilotti nel Mar del Giappone.

Il lungo addio è quello di Obama che dal prossimo Gennaio diventa scrittore e lancia le sue memorie. Obama ha il Senato che non gli approva il TPP, l’Europa che si chiama fuori dal Ttip, la Apple sanzionata che rivela a gli americani stessi quanto introito fiscale federale è evaso ed eluso, soldi la cui mancanza pesa su i già molto suscettibili contribuenti stelle e strisce. Si becca anche un clamoroso “figlio di puttana” da R. Duterte, presidente di quelle Filippine sulle quali gli americani avevano fatto vari progetti per usarla come base di disturbo per la guerra nel Mar della Cina, con conseguente annullamento del viaggio presidenziale. L’americano a fine mandato ha invero incassato un accordo con l’India per collaborazioni navali ma la stessa India, a Giugno, è entrata in procedura finale di cooptazione nella Shanghai Cooperation Organization. Ha anche incassato il mezzo golpe brasiliano ma per il momento i BRICS si sono riuniti regolarmente in formazione a margine del G20 e l’interesse della Corea del Sud a piazzare un sistema missilistico difensivo sebbene cinesi e russi abbiano avvertito Seul che non la prenderebbero bene. Obama rassicura Erdogan che verrà fatto di tutto (ma non tutto) il possibile per  individuare eventuali responsabilità golpiste ma intanto Erdogan gli bombarda i curdi. Erdogan sa che l’anno prossimo si vota in Germania e Francia ed avendo le mani sul rubinetto migratorio, sa di poter allagare l’Europa come e quando vuole, posizione ideale per trattare,  altro che piani “b”.

Deroghiamo in chiusura dai big four mainstream riprendendo le Formiche che riportano la squillante dichiarazione del Primo Ministro australiano ex Goldman Sachs Malcom Turnbull, secondo il quale è giunta l’ora di “Civilizzare il capitalismo”. Invece, ABC News informa che Turnbull ha incontrato T.May dichiarando alla fine dell’incontro che i due vogliono farsi un free-trade-agreement tutto loro, ora che Uk si è liberata dell’Europa: Commonwealth 2.0, la vendetta. Questa l’ho già sentita da qualche parte… .

CRONACA N.488 (05.09.16)

CONFLITTI degli INTERESSI. Al vertice cinese, si è rappresentata plasticamente la contraddizione fondamentale oggi in essere tra economia e geopolitica. Anni di globalizzazione hanno portato due vincitori ed un perdente più un ex vincitore che oggi sta passando dalla parte dei perdenti. I vincitori sono i paesi crescenti capitanati dalla Cina ed il capitale finanziario e produttivo/commerciale occidentale che quella crescita ha alimentato e in quella crescita si è riprodotto. Il perdente è la massa degli occidentali che hanno perso il loro standard di vita. Ma l’analisi della struttura occidentale va meglio ripartita: primo c’è il capitale finanziario e le attività economiche (trading, delocalizzazioni, esportazioni) beneficiate dal mercato di tutti i mercati, seconda c’è la massa perdente lavoro, reddito, sicurezze e prospettive parallela ad una piccola/media imprenditoria nazionale, terzo ci sono le élite politiche. Queste hanno, fino ad oggi, spinto senza incertezze in favore del movimento globalista ma oggi cominciano a riposizionarsi in virtù delle non più sostenibili conseguenze di questa scelta. Le “insostenibili conseguenze” sono di due tipi: il primo è l’erosione di consenso politico interno che sta giungendo al limite della rottura, la seconda è la retroazione geopolitica della crescita del Resto del Mondo, Cina in testa, che fatalmente corrisponde ad una perdita di potenza dell’Occidente stesso.

La retroazione geopolitica  e la perdita verticale di consenso politico, stanno portando le élite a vagheggiare un ritorno ad atteggiamenti meno disinvolti e più prudenti, sia per recuperare consenso, sia per rallentare la perdita di potere geopolitico. Ma questa improvvisata conversione, rischia di portare le élite occidentali in collisione con le élite globaliste interne, sia quelle produttivo/commerciali, sia sopratutto quelle finanziarie, nonché col Resto del Mondo. Le élite economico-finanziarie occidentali, si stanno alleando con i paesi crescenti come è stato evidente nella riunione dei B20 che ha anticipato quasi a voler condizionare, quella dei G20 ed è in questo senso che la padrona di casa, la Cina, se ne è fatta promotrice. Le élite occidentali hanno davanti una equazione multivariabile che non sembra avere soluzione. Quasi tutto il mondo tranne l’Occidente, vuole continuare a mantenere aperto il gioco del trasferimento di ricchezza dai già ricchi ai nuovi aspiranti e lo vogliono anche parte delle proprie élite industriali/commerciali e tutte quelle finanziarie ma questo non può continuare se non al prezzo del prodursi di non più controllabile perdita di potere e potenza. Come ne usciranno?

CRONACA N.487 (24.08.16)

FRAGILITA’ e RESILIENZA. Il Global Risk 2016 del World Economic Forum, enumera ben 29 ragioni di preoccupazione per fatti che potrebbero impattare il nostro vivere associato in maniera tra il gravemente perturbante ed il disastroso. I minacciosi fatti possono provenire da cinque principali categorie: fatti economici (9), fatti ambientali (5), fatti politici (5), fatti sociali (6), fatti tecnologici (4). In realtà, in un sistema molto denso ed interconnesso, piccole cause possono manifestare grandi effetti e quindi questi fatti possono ognuno accendere treni di feedback che impattano decisivamente l’intero ambiente del nostro vivere associato, l’uno rinforzando l’altro. La NASA, ad esempio, è certa che nel giro di qualche anno dovrebbe manifestarsi una tempesta elettromagnetica in grado di mettere fuori uso -per un certo tempo- l’intera infrastruttura elettronica della logistica sottesa alla complessità del nostro vivere associato. Qualche giorno senza tale infrastruttura accenderebbe il treno che dall’accecamento elettronico porterebbe ad una certa vasta e diffusa caoticità sociale in cerca di cibo ed acqua senza bancomat e sistemi bancari funzionanti. Ho preso il caso dei flares solari perché è il più neutro e non coinvolge direttamente le nostre colpe, se non quelle passive di mancata difesa ma si potrebbe prendere il terrorismo indotto o spontaneo, il big bang di Deutsche bank che porterebbe la Germania ad uscire dall’euro in una notte, l’attacco di terra della coalizione sunnita a guida saudita alla Siria, una provocazione tra Ucraina e Russia o una carestia di cibo dovuta a questioni ambientali, rinforzata dalle retroazioni speculative.

Alcuni di voi avranno letto che la Germania -pare- si stia preoccupando di portare la popolazione ad avere una decina di giorni di autonomia alimentare e -pare- a riconsiderare il ripristino della leva nazionale. Obama, 31 Maggio di quest’anno, ha invitato accoratamente la popolazione, prendendo spunto dal pericolo uragani, a rinforzare le precauzioni di resilienza mentre continuano ad uscire notizie di preoccupazione per possibili “massive social breakdown”.

Verso queste cose si possono avere diversi atteggiamenti:
1) Vogliono preoccuparci per giustificare dosi di maggior controllo sociale.
2) Non sanno bene cosa accadrà ma constatano l’alta probabilità che la complicazione delle nostre società avrebbe gravi conseguenze dall’impatto con uno di questi eventi possibili, eventi il cui numero e probabilità è aumentata nei tempi recenti.
3) Sanno bene cosa accadrà perché qualcuno di loro ha in animo di farlo accadere per svariati motivi che vanno dall’insostenibilità del nostro sistema finanziario al problema della contrazione di potenza della potenza egemone.

Non necessariamente le tra strade divergono, si può partire da 3) contando sull’ampia offerta oggettiva di 2) per promuovere 1) o si può onestamente prendere atto di 2) e puntare ad 1) per risolvere dei rompicapo di 3) o altro.

Il punto è: “noi” cosa sappiamo, cosa facciamo, che atteggiamento abbiamo verso questo tipo di problemi?

> Sintesi del Rapporto http://reports.weforum.org/global-risks-2016/shareable-infographics/
> Il Rapporto: http://www3.weforum.org/docs/GRR/WEF_GRR16.pdf
> Il discorso di Obama al Fema (31.05.2016) https://www.whitehouse.gov/…/remarks-president-hurricane-pr…
> Articolo di Nafeez Ahmed sul Guardian: https://www.theguardian.com/…/pentagon-mass-civil-breakdown…
> Gli articoli su i preparativi dei tedeschi già circolano ampiamente e non li linko

CRONACA N.486 (12.08.16)

RIDENDO E SCHERZANDO. Inaugurata statua di bronzo di ben 4 metri dedicata a Capitan America a Brooklyn – NY. Capitan America non è considerato l’eroe di fumetti più famoso di questo speciale Olimpo. Prima di lui c’è Superman ma è un po’ troppo alieno, poi c’è Batman ma è un po’ troppo dark. Poi c’è l’Uomo Ragno ma è contaminato e mutante così come Wolverine che lo segue. Infine ci sarebbe Wonder Woman ma perché farle una statua se la si elegge direttamente Presidente? Rimane allora il nostro ragazzotto (ranking IGN) che ha il vantaggio di avere America nel nome ed i colori della bandiera come costumino. CA, nacque nel ’41 e venne usato attivamente nella propaganda di guerra per dar morale alle truppe impegnate in Europa e dopo la guerra, venne arruolato per la guerra fredda. Poi subì varie riprese fino alle ultime negli Avangers, sorta di All Stars degli eroi fantastici. Allora? Non si può neanche più fare uno scherzoso tributo alla cultura pop? Boh, forse sì ma rimane il dubbio: non è che “ridendo e scherzando” quei mattacchioni degli americani ci stanno dicendo qualcosa?

La -geopolitica critica- è una branca della disciplina principale che analizza questo come discorso, narrazione secondo la definizione poststrutturalista. Da come si disegnano le cartine (ed è alle cronache odierne la revisione della cartine di Google che hanno fatto scomparire magicamente la Palestina), a ciò che si mostra nei film come 007 o molti altri film eroici basati su nemici di giornata (i comunisti, gli alieni, i cinesi, i terroristi etc.). Jason Dittmer è uno di questi analisti e scrisse un intero libro per decodificare i messaggi apertamente nazionalistici sottesi a Captain America (qui). Si rinforza quindi la domanda: fare una statua di bronzo così eroica e piena di pathos bellicista e piantarla oggi in un giardino newyorkese è un caso o no?

CRONACA N.485 (06.08.16)

IL GIORNO DEL RICORDO. “Coloro che non ricordano il passato sono destinati a ripeterlo” (G. Santayana).

Non avendo noi una comunità giapponese corposa ed influente come quella ebraica, surrogo la mancanza, ricordando le forse 200.000 vittime civili di Hiroshima (di cui ricorre oggi il 70°) e Nagasaki. Come ebbe a dire Leo Szilard che assieme ad E. Einstein fu l’influente promotore scientifico del Progetto Manhattan, salvo poi dissociarsi dall’effettivo sgancio dell’ordigno: «Se i tedeschi avessero gettato bombe atomiche sulle città al posto nostro, avremmo definito lo sgancio di bombe atomiche sulle

città come un crimine di guerra e avremmo condannato a morte i tedeschi colpevoli di questo crimine a Norimberga e li avremmo impiccati. ». In subordine, si sarebbe potuto istruire un processo per contravvenzione delle Convenzioni dell’Aja (1899, 1907) per altro ratificate dagli Stati Uniti, in base all’art.25 della seconda: “È vietato attaccare o bombardare, con qualsiasi mezzo, città, villaggi, abitazioni o edifizi che non siano difesi”. Ma la Grande Nazione Cristiana né venne processata, né si sentì mai in colpa ed anzi diede la surreale giustificazione che i pochi morti di quei due giorni salvarono molti più morti potenziali. Per tutti gli umani che quella prima mattina di un martedì d’estate stavano iniziando il giorno che non avrebbero finito.

Memory of Hiroshima

(Stomu Yamash’ta)

CRONACA N.484 (30.07.16)

Declino americano à la Trump o ottimismo americano à la Clinton? Una come sempre interessante M.G.Bruzzone (qui).

CRONACA N.483 (22.07.16)

THE ASPIRIN OF ASPIRANTS. Questa la definizione che diede il NYT del candidato alla vice-presidenza nel ticket con Hillary Clinton, TIM KAINE. Cattolico, centrista, solo dal 2012 al Congresso e quindi con un record di opinioni assai limitato (qui), molto ben piazzato nel dialogo con i repubblicani, molto amico di banche ed istituzioni finanziarie (qui), ben introdotto nella macchina del potere (qui). Lo logica dovrebbe esser quella di attrarre i repubblicani spaventati da Trump e rassicurare i democratici spaventati dal presunto estremismo iper-progressista della Clinton (mi sento male solo a scriverlo). Alla faccia della sinistra del partito. Bleah…

CRONACA N.482 (22.07.16)

USEXIT? In tempi di forti e radicali discontinuità, le idee migliori si trovano nei posti più impensati. M. Moore (qui), che non possiamo definire un fine ed affermato analista ma forse solo una persona politicamente intuitiva, azzarda un paragone tra Trump e la Brexit, dicendo che come nella seconda ha prevalso la media Inghilterra, il primo potrebbe basare il suo prossimo, eventuale, successo sulla “cintura della ruggine”, i quattro stati industriali nord-occidentali degli US, che più hanno pagato la riconversione economica dalla manifattura alla banco-finanza.

Il paragone con la Brexit è anche di significato più ampio. Le uscite di Trump sulla NATO e l’eventuale nuova postura dell’America nelle relazioni internazionali, dicono che il candidato repubblicano mostra effettivamente un sano realismo. Non è più tempo di deliri imperiali, il mondo sta diventando troppo complesso per esser dominato da un solo attore, tocca prenderne atto: la multipolarità è un fatto oggettivo ed incontrastabile. Ognuno quindi si metta in proprio e giochi la sua partita libero da articolati e macchinosi intruppamenti in meta-sistemi dalla dubbia efficienza ed efficacia (UE, NATO).

Dovendo allora allocare risorse sempre più scarse in impieghi tra loro alternativi, tocca tornare ad occuparsi del sistema interno, della struttura e della forza intrinseca del sistema USA. Da qui, le bordate a Wall Street che macina profitti ma condivisi da pochissimi (ed i pochissimi, così come si è verificato per la Brexit, controllano l’informazione ma alla fine valgono pochi voti), l’overstretching  imperiale in cui gli USA si assumono i costi di difesa per tutti traendone vantaggi che saranno sempre più relativi nel nuovo mondo complesso (mentre i costi saranno sempre più assoluti), il ventilato neo-protezionismo che sarà la conseguenza logica del rimbalzo dallo shock da “globalizzazione deficiente” (ci si riferisce al titolo italiano del libro di Dani Rodrik, La Globalizzazione Intelligente – Laterza – 2011) con manipolazione del dollaro per favorire esportazioni e il ripudio di quei trattati di libero scambio che in cambio di estensione e rinforzo del’egemonia geopolitica, potenziano solo le economie ancelle a scapito di quella americana.

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(da Wikipedia – qui)

Tenuto conto dell’indissolubile legame che lega la Clinton alla tradizionale élite guerrafondaia – globalista – banco/finanziaria, il posizionamento social-nazionalista di Trump non solo appare intelligente (in termini di logica politica) ma, come dice lo stesso Moore, potenzialmente molto competitivo. Trump forse capisce poco di politica ma di marketing ne capisce senz’altro più della Clinton. Che poi la sua “promessa” corrisponda effettivamente alla fattiva sostanza una volta eletto, è tutto un altro discorso, anche l’ultima volta, ha vinto uno che credeva nel cambiamento…

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CRONACA N.481 (21.07.16)

Aggiornamenti:

FOREIGN COUNTRIES. Dell’intervista concessa da Erdogan ad al Jazeera (Qatar – Fratelli musulmani) dopo il Consiglio di sicurezza tenuto ieri ad Ankara, l’emittente riporta: “The Turkish president said he believed foreign countries might have been involved in the failed coup attempt, though he declined to name any.”. Countries, al plurale.

Vediamo un po’. Se Erdogan ha lasciato fare il golpe piccolo per poi fare quello grande, potrebbero esserci comunque stati attori esteri coinvolti. Se era abbastanza ignaro e qualcosa è andato storto per svariati motivi, allora è quasi certo ci siano stati. Se si è inventato il golpe piccolo completamente (nel senso che agenti false flag hanno fomentato i complottardi ignari di esser manovrati) la dichiarazione è comunque interessante perché dice della volontà di Erdogan di stilare una nuova classifica degli amici e dei nemici addebitando a questi, presunti (o reali) coinvolgimenti nel golpe.

Facciamo qualche ipotesi:

RUSSIA: sappiamo per certo che a) Erdogan si è adoperato per sanare la frattura prima del golpe: b) Erdogan e Putin si vedranno presto. RT e Sputnik sono anche più espliciti nel ricondurre addirittura il golpe a questo riorientamento turco e i russi non farebbero dichiarazioni del genere se non ci fosse una silenziosa intesa coi turchi. Esclusa.

IRAN: voci (il “giro” di Pepe Escobar) hanno spifferato i giorni scorsi che, un ministro iraniano, avrebbe sussurrato di aver condiviso con Erdogan informazioni sul coinvolgimento della Arabia Saudita. Come che sia, le relazioni Turchia – Iran sono buone e stabili, hanno in comune l’interesse a contenere i curdi, interesse che una nuova giunta, magari filo-americana non avrebbe avuto. Si dice anche qui di un possibile prossimo incontro di alto livello ma è impossibile confermare. Inoltre l’Iran è sciita ed il suo margine di manovra in ambienti sunniti è praticamente nullo. Comunque, esclusi.

SIRIA ed IRAQ: non hanno, in parte, motivi, ma sopratutto capacità. Esclusi

QATAR: è l’alleato di ferro di Erdogan e la prima intervista concessa ad al Jazeera lo conferma. Escluso.

ISRAELE: assieme al riavvicinamento con la Russia, anche Israele ha stretto recenti nuovi rapporti con Erdogan. Non avrebbe avuto motivo, a parte la faccenda della nave che portava i viveri ad Hamas, una faccenda vecchia e sepolta. Anche Israele poi, nonostante le sue grandi capacità, dubito abbia potuto avere la possibilità di operare in maniera significativa in territorio turco, promettendo poi cosa? Escluso.

EGITTO – ARABIA SAUDITA: i due vanno messi in coppia sia perché al Sisi è pupato da Riyad, sia perché entrambi hanno in odio i Fratelli musulmani. Riyad è silenziosa dal 16 Luglio, non avrebbe piacere che Erdogan si volgesse verso la Russia, men che meno che rinsaldasse i rapporti con l’Iran, ancormeno che un nuovo Stato governato dai Fratelli musulmani possa rappresentare una alternativa politica seria al progetto Stato islamico. Sono entrambi sunnite e gli egiziani sono militari come i complottardi. SOSPETTATI

FRANCIA: non sono pochi gli indizi verso i transalpini. Con la faccenda delle squadre speciali in Libia, la presenza in Siria, l’attivismo in Africa, sta uscendo fuori che i franchi sono della belle birbe e mentre noi qui si parla di rava e fava, loro fanno e disfano trame come ai bei tempi. Del resto se qualcuno ha pensato bene di metterli sotto mira di attentati a ripetizione,qualche motivo deve pur esserci. I franchi, di recente, sembrano poi aver fatto patto di ferro proprio con gli egiziani (quindi coi sauditi a cui danno la Legion d’Onore per meriti nella lotta al terrorismo, sigh!). L’Ambasciata francese in Turchia ha disdetto i festeggiamenti per il 14 Luglio, due giorni prima della data, inaspettatamente e senza motivazioni apparenti. Erdogan ieri non ha fatto nomi ma ha fatto due riferimenti alla Francia, uno direttamente ad un suo ministro, invitato a tacere ed a non fare dichiarazioni senza senso. Parbleu! SOSPETTATI

Dei britannici c’è sempre da sospettare ma hanno appena cambiato governo e poi non è quadrante di loro competenza. I tedeschi queste cose non le fanno.

USA: Erdogan ha fatto capire di essere arrabbiato con gli americani ma non quel tanto da mettere in discussione il loro rapporto e francamente Obama-Kerry che sono a fine corsa, non sembrano coinvolti. Ma in America molte cose si muovono nell’interregno tra un presidente e l’altro e già dalla vicenda siriana, si nota che esistono almeno due Americhe, di cui una, quella neocon (repubblicana e democratica), molto attiva nell’area. Chissà che qualcuno non abbia voluto far trovare ad Hillary un bel piattino pronto per l’insediamento di Novembre. SOSPETTATI

Egiziani-sauditi, francesi, americani, vedremo dalle prossime mosse se l’analisi si conferma o se meglio si definisce. Per il momento, va rimarcato che mentre i più discutono secondo categorie inappropriate per il caso in questione, il caso in questione si propone ogni giorno di più, come una faccenda relativa all’unico gioco che conta decisivamente: la geopolitica.

CRONACA N.480 (18.07.16)

GRANA GROSSA, GRANA FINE. Una delle caratteristiche intrinseche dello sguardo complesso, è la bifocalità. L’oggetto di osservazione può e deve essere analizzato avvicinandosi molto alla sua struttura interna ed allontanandosi molto, di modo da inquadrarlo nel suo contesto. La complessità infatti è sia interna che esterna e l’oggetto non è che il termine medio tra questi due ordini complessi che proprio tramite l’oggetto, vanno intesi in relazione reciproca.

Brexit, Dacca, Nizza e Turchia, passando per le elezioni americane e la pubblicazione delle 28-29 pagine segrete del Rapporto 9/11. Gli osservatori che compongono il discorso pubblico vengono attratti dalla visione ravvicinata. Ma possiamo decidere se la Brexit è stata casuale o voluta dallo Stato (Regno) profondo britannico? Possiamo decidere tra il terrorismo locale e quello internazionale per i fatti di Dacca? Possiamo decidere tra la versione tunisino pazzo o musulmano auto-iscritto al jihad ed ai suoi comandamenti geopolitici (colpire la Francia)? Possiamo decidere tra golpe malriuscito ed auto-golpe ben riuscito? Tra avviso di divorzio all’Arabia Saudita e missile trasversale al complesso di interessi che sostiene Hilary Clinton, giusto in tempo perché alla prossima convention dem di Philadelphia si facciano delle scelte e non altre? In alcuni casi, possiamo fare ipotesi più corroborate, in altri casi meno.

Cosa succede però se ci allontaniamo da fatti il cui giudizio d’analisi è in molti casi indecidibile? Quello che si vede è una Gran Bretagna che si presenta come nuovo attore geopolitico autonomo e quindi come puntello di una nuova logica multipolare. Una Francia la cui sequenza Charlie Hebdo, Bataclan, Nizza non può esser casuale e che, nei fatti, mostra che non si tratti di attacco all’ Europa, all’Illuminismo, alla laicità ma sembra proprio un attacco alla Francia, noto e cocciuto attore neo-coloniale ancora molto attivo dalla Siria e tutto il quadrante africano settentrionale. Quindi in conflitto ortogonale con le geopolitica dell’Isis. Geopolitica dell’Isis che, sarà un caso, ma con Dacca non ha fatto altro che beneficiare dell’ennesimo attacco a governi di paesi musulmani non allineati alla strategia islamista. Una Turchia che sembra voler saltare di campo, dall’asse americo-europeo-Golfo a quello russo-centroasiatico-Cina e sia che abbia preso la palla al balzo sia che abbia scientemente preparato il rimbalzo della palla da prendere la balzo, doveva far pulizia interna delle sue molteplici forze che la compongono e ne condizionano il perseguimento di un chiaro ed univoco interesse nazionale, prima di fare così radicale giravolta.

E tutto ciò, sembra proprio far paio con l’incertezza di potere che l’elezione americana porta al cuore del sistema occidentale che è ancora il principale centro di gravità del sistema mondiale. Alle volte, la visione a grana grossa, mette ordine alla schiuma quantistica della visione a grana fine. Sembra che l’estate sarà ancora molto calda e molto lunga, almeno fino a martedì 8 Novembre.

CRONACA N.479 (17.07.16)

external_link_bumperREALTA’ DIMINUITA. Mentre impazza la nuova moda del Pokemon GO che prontamente ha attizzato i sociologi di giornata sul nuovo, affascinante concetto di “realtà aumentata”, abbiamo assistito ad un nuovo caso di “realtà diminuita”. Venerdì, nelle ore di trapasso tra l’angoscia per i fatti di Nizza e il golpe in diretta che si sarebbe inscenato da lì a poco in Turchia, negli Stati Uniti d’America, è stato de-segretato e quindi reso pubblico, il famoso mistero delle 28 pagine (pare 29) del Rapporto 11/9, messo in top secret prima da Bush e poi da Obama, per 13 anni.

Il documento indica una serie di personaggi intermedi che. a) avrebbero aiutato ed avuto contatti coi dirottatori dell’11/9 (15 di 19 sauditi); b) sarebbero stati funzionari o collaboratori esterni dell’Ambasciata saudita o dell’ambasciatore (Bandar bin Sultan).

Come sempre in questi casi, la faccenda è molto complicata e rimando alla lettura del materiale in rete per coloro che volessero approfondire.

Due considerazioni. Se il documento non dice che il responsabile finale degli attentati dell’11/9 è stata l’Arabia Saudita (pretesa ridicola che pure tocca leggere come deduzione lampante in alcuni commenti sulla stampa americana e degli organi diplomatici sauditi), il documento dice quel tanto che normalmente avrebbe dovuto portare allo sviluppi di anni di approfondite indagini. Non solo non risultano fatte tali indagini ma risulta apposto un segreto di 13 anni sul paper e un lungo tira e molla, con spifferi, indiscrezioni, minacce e rivelazioni, atto a creare una nube d’incertezza disorientante.

Limitatamente alle mie capacità di ricerca su Google, mi risulta che solo un organo di stampa nazionale ha dato la notizia (il Giornale), che è una top news di sua natura. Ho fatto fatica anche a trovare tracce internazionali (qui, qui) ed americane. Si noti che negli ultimi mesi, l’ipotesi che tale documento venisse de-segretato ha ricevuto una congrua copertura stampa che ancora di più mostra l’incredibile assenza di notizie sulla sua divulgazione.

Così, si forma lo specchio in cui leggiamo la realtà e diventa la realtà stessa: invisibili pokemon che abitano intorno a noi e visibili paesi che usano al Qaeda ed Isis per manipolare i corsi del mondo. Ma nello specchio noi vediamo solo i primi e non i secondi.

[Qui il grido di dolore e di rabbia delle signore Gabrielle, Kleinberg, Van Auken e Casazza, vedove dell’11/9)

CRONACA N.478 (16.07.16)

ESSERE TURCHIA. Fallito il colpo di stato, ancora con grande incertezza sulle dinamiche degli eventi, si può comunque avanzare cautamente un analisi che ponga in asse prima – durante e dopo i fatti in cronaca.

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Geopoliticamente, la Turchia è un crocevia posto su una faglia, posizione che può portare benefici (il crocevia è snodo ed unisce) o il loro contrario (le faglie possono muoversi e creare fratture). Il potere politico che governa la Turchia ha quindi i suoi problemi ed opportunità, da perseguire o evitare anche a seconda delle sue abilità. Altresì, questo potere non è solo poiché è assediato sia dagli attori vicini, le entità confinanti prossime e di seconda fascia, sia dai grandi attori (USA, Russia, Cina, Europa che è un attore sui generis) del gioco di tutti i giochi che ha prospezione planetaria. Queste forze esterne spingono contraddittoriamente di qui e di là, vorrebbero aprire alcune vie del crocevia ma chiuderne altre e così finiscono col produrre un groviglio di spinte fino al punto di ripercuotersi su i movimenti di faglia, che sono di natura profonda e quindi molto meno elastica di quelli che avvengono in superficie.

Su questa geometria dinamica geo-storica, si pongono infine gli attori interpreti del momento. Osservando il comportamento geopolitico recente di Erdogan, si nota tutta la difficoltà di guidare la nave in sì grave tempesta. In ordine ai tempi recenti: sogni di allargamento della propria influenza nell’intorno turco, frizioni con Israele, schieramento con l’asse del Golfo vs Siria, rottura delle relazioni strategiche con la Russia che poi si scopre essere una iniziativa personale e non un dettato NATO, reciproca freddezza con gli USA, improvvisa riscoperta della vocazione europeista con pretese e ricatti per esser prontamente accettati nel club, nuovamente improvvisa sterzata nelle relazioni con Israele ed infine il recente ribaltamento con la Russia ed un possibile addirittura inedito, riconoscimento dello stato di fatto della Siria sopravvissuta al tentativo di distruzione ed annientamento. Il tutto condito da frizioni sfiorate con l’Iraq sciita, missioni diplomatiche a Teheran, guerra interna ed esterna coi curdi e chissà quale ginepraio di contorcimenti con lo spezzatino caucasico del quale qualcosa è noto ma molto no.

Chiaramente, questo parallelogramma di forze, ha il proprio corrispettivo nella rappresentazione politica interna. Elite passate da prospettive di diventare una nuova lettera dei BRICS ad una contingenza economica improvvisamente molto difficile, ripercussioni dell’embargo russo e della guerra confinaria con la Siria, sparizione del contributo al bilancio nazionale del turismo oltretutto evaporato in ragione di flussi enormi di migranti siriani, conflitto curdo, attentati Isis, ribellioni di parti della società civile. L’arcinemico di Erdogan, Fethullah Gülen, un politico-religioso hanafita di centro-destra, oggi  auto-esiliato in Pennsylvania, ha una sua forte presa su parte dell’esercito e non è escluso che sia stato tra gli ispiratori del tentato colpo di stato. Parti dell’esercito imbizzarrite dal comportamento ondivago di Erdogan dal momento che sono loro a pagare poi il prezzo dei morti, nonché l’incertezza delle relazioni con NATO-USA da una parte e Russia dall’altra. Le opportunità offerte dal rendersi disponibile a far effettivamente da crocevia per la Via della Seta cinese, prospettiva che porta soldi ed investimenti ma chiede certezze difficili da dare e provoca risentimento in USA. Il macrocosmo musulmano interno, nel quale ci sono sempre fili possibilmente agitati dagli amici-nemici del Golfo. La questione curda. La borghesia urbana europeista.

Insomma, essere Turchia è oggi molto difficile e forse Erdogan, come la gran parte dei leader mondiali e salvo rare eccezioni, ha le sue incompetenze. In questi casi si possono notare due possibili atteggiamenti che vanno verificati nella gestione dei tempi successivi ai fatti che abbiamo in odierna cronaca: o Erdogan capirà una volta di più tutta la difficoltà oggettiva della situazione e cercherà una qualche ricomposizione interna spargendo colla nelle fenditure che si sono manifestamente crepate o pur capendole, reagirà imponendo una qualche forma ferrosa di vendetta, ancora maggior controllo, repressione del disordine oggettivo su cui è seduto. Noi non abbiamo tutte le informazioni che ha lui, la nostra analisi è sommaria e molto esterna, non conosco poi così a fondo l’uomo e le sue capacità e l’entourage che ha di solito importanza forse anche maggiore del Grande Capo. Sta di fatto che nella prima ipotesi, la Turchia potrà avere un qualche, per quanto tormentato, futuro mentre nelle seconda, l’impressione è che le forze divergenti torneranno presto ad agire e con loro, la frattura sociale, politica e geopolitica in quella delicatissima parte che è storicamente l’Anatolia.

CRONACA N.477 (14.07.16)

NON FA UNA PIEGA. Mike Pence è il candidato repubblicano alla vice-presidenza del ticket con Trump. Si autodefinisce nell’ordine: cristiano, conservatore, repubblicano. Membro dei Tea Party ma anche seguace di R. Reagan. In favore della unica aliquota (flat tax), feroce oppositore della Obamacare, contrario ad ogni forma di deficit e quindi debito. In favore della guerra in Iraq, contrario alla chiusura di Guantanamo, grande amico di Israele al quale riconosce l’eventuale diritto di andare a bombardare l’Iran. Propenso a ridurre i contributi USA all’ONU, contrario a liberalizzare il turismo USA a Cuba, favorevole a mantenere le sanzioni alla Siria, favorevole ad aumentare le relazioni USA con le repubbliche centro-asiatiche in funzione di contrasto all’egemonia regionale di Russia e Cina. Qui l’elenco completo dei suoi voti su questioni di politica estera alla Camera 2000-2012. Della serie Trump e Clinton sono solo sfumature diverse del solito, unico, chiaro, interesse nazionale americano: dominare il proprio spazio esterno per alimentare l’american way of life.Nel caso di Pence, citando la Bibbia e pregando Iddio. Enjoy!

CRONACAN. ? (è saltata la numerazione)

“C’E’ UNA CORRENTE NELLE COSE UMANE CHE PRESA AL SUO SCORRERE PORTA ALLA FORTUNA” [Shakespeare, The Tragedy of Julius Caeser.

Della triade di Brexiters che T. May ha imbarcato nel nuovo governo, uno dovrà seguire la trattativa di abbandono ordinato dall’UE, l’altro (B.Johnson) si occuperà di tessere le nuove relazioni internazionali del Regno, il nostro eroe -Liam Fox-, si occuperà del nuovo ministero per il Commercio estero. Fox era Segretario alla Difesa quando nel 2011 si è dovuto dimettere per uno scandalo. Ha preso un sabbatico e l’ha dedicato alla scrittura di un bel volumone di 384 pagine: RISING TIDES (Marea montante, titolo che allude alla citazione shakespeariana in esergo). Premesso che Fox è decisamente di destra, molto amico del Bahrein, in favore della guerra in Iraq ed Afghanistan, pugnace con l’Iran, fortemente filo-israeliano e molto atlantista e stretto amico dell’élite repubblicana, a noi51XKpFSiSxL._SY445_QL70_qui interessa per ciò che ha scritto, tenendo conto che non occuperà più di Difesa ma di Commercio.

Fox vede il mondo in crescente disordine per cause naturali, inclusi gli effetti della globalizzazione. Di contro, gli sembra che le istituzioni internazionali non siano affatto attrezzate per le attuali e prossime sfide. Stati falliti, bombe sporche, terrorismo, criminalità anche informatica, manipolazione genetica, mancanza d’acqua, carenza di materie prime, declino economico, il tutto, in uno scenario di gioco decisamente multipolare.Ne consegue che quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare, se si prende la marea al volo ed in buona posizione, si possono cavalcare le onde ed andare molto lontano.

Da qui, le ragioni del suo sì alla Brexit: rilanciare la Gran Bretagna come agente in proprio nel nuovo, difficile, gioco della sopravvivenza nel nuovo mondo complesso. Un valorizzazione delle posizioni di rendita (Consiglio di Sicurezza, G8, G20, Commonwealth, NATO) e la tessitura di una nuova ampia rete di relazioni bilaterali.

So che a molti piacciono più i racconti di cappa e spade, Europa sì, Europa no, si o no ai migranti, neoliberisti vs Corbin ma la Brexit, pare ogni giorno di più quello che s’era da tempo ipotizzato: prendere posizione nel gioco di tutti i giochi, la geopolitica dei prossimi trenta anni. Chi si pone il problema di questa marea andrà nel futuro, chi no, annegherà. Questa estate, coltivate le vostre capacità natatorie…”loro”, come al solito, stanno già una bracciata avanti.

CRONACA N.476 (12.07.16)

Un po’ di aggiornamenti degli ultimi post:

11.07 MAI DIRE MAY. E quindi sarà Theresa May il premier tory incaricato di pilotare la Brexit. Chi è? Opinioni discordanti. Chi dice sia una “one-nation conservative” ovvero una moderata non esattamente tatcheriana, cioè una elitista benevolente. Chi dice che sia molto più “strenuamente conservatrice, anti-immigrazione ed isolazionista” dello sbarazzino Johnson. Già il 29 Giugno The Indipendent, suggeriva che il suo Remain timido, fosse in realtà un Leave silenzioso.

10.07 NEGAZIONE NEVROTICA. Freud diceva “Il contenuto rimosso di una rappresentazione o di un pensiero può dunque penetrare nella coscienza a condizione di lasciarsi negare”. In tal senso va forse interpretata la dichiarazione di Obama “America non è così divisa come dicono”, A parte del “come dicono” che detto in questo momento da un Presidente, è imbarazzante, cosa vediamo, recentemente, degli USA? Neri, ispanici e bianchi non si amano. Nei democratici ci sono socialdemocratici e neo-liberali che si odiano, nei repubblicani ci sono neo-conservatori, tradizionalisti biblici ed un miliardario pop che insulta messicani e cinesi, sposato con una slovena che si fa fotografare nuda su un tappeto di pelliccia. L’indice Gini più sperequato tra i paesi avanzati. Soros, Buffet e sacche di povertà da terzo mondo. Macho che odiano gay e gay repressi che comprano mitragliatori per uccidere altri gay che amano i macho. Un tot di serial killer in servizio attivo. La più scriteriata fede scientista nel paese in cui la maggioranza della gente crede nel disegno intelligente divino e pensa che Darwin fosse un idiota. Se “E pluribus unum” è il motto degli Stati Uniti d’America (1776) e quello che vediamo è solo “pluribus”, l’”unum” dov’è? A Varsavia?

ROMPERE I PONTI, ALZARE LE VELE. Chi commenta fatti geopolitici è recentemente rapito dall’idea che sia tornata a farsi viva la vecchia patria della disciplina, la patria dellaimages456strategia, della diplomazia sofisticata, del raggiro elegante, della trama sotterranea, insomma del Regno Unito. Chi conosce il Regno Unito perché lo ha osservato negli ultimi sessanta anni ne ha un profilo, chi lo conosce avendolo studiato su i libri di Storia, un po’ più in profondità, ne ha un un altro profilo ed oggi vede, il possibile riemergere di quel vecchio profilo. E’ così? Non lo sappiamo, non lo so io ma credo non possa saperlo nessuno. Però è intrigante fare ipotesi.

L’ipotesi che ventilai di sfuggita in un articolo scritto più di due settimane dal voto del referendum e che poi è stata anche sostenuta da T. Meyssan (e recentemente da Blondet) era che il vertice dell’élite britannica avesse spinto Cameron ad indire il referendum e ne avrebbe pilotato l’esito perché l’uscita dall’UE era una intenzione ben precisa. Intenzione che poco aveva a fare con l’UE e molto aveva a che fare con il ripristino della piena autonomia decisionale su una serie complessa di fatti tra cui quelli importantissimi del posizionamento geopolitico. La tesi (che per altro era stata esposta mesi fa in altri studi tra cui uno della London School of Economics) era che tra partnership con la Cina e sviluppo di una nuova rete di interessi coordinati basati sull’ex Commonwealth, l’UK tornava a diventare un soggetto a sé, non più ovviamente come leader mondiale ma come polo di un sistema di molti poli, quel mondo multipolare che è il destino geopolitico certo di un mondo complesso, piaccia o meno. Insomma per alzare le vele del vascello britannico solcante i nuovi mari multipolari, bisognava rompere i ponti, mollare gli ormeggi.

Si sa che quando si ha una tesi forte che mette ordine all’incomprensibilità dei fatti, si finisce col leggere solo le conferme di quella tesi e non le eccezioni, si chiama “bias della conferma”. Ecco allora che dal 23 Giugno in poi, chi scrive ma non solo, vede solo conferme ex-post. La “fine di mondo” finanziaria e valutaria non c’è stata, Londra FTSE100 è addirittura sopra i massimi degli ultimi sei mesi. Un po’ peggio la sterlina ed il mattone ma niente Armageddon. Cameron si dimette un minuto dal voto, senza margini di ripensamenti ed anche se lo stesso Johnson lo invitava a restare. Non solo, sembra addirittura allegro e felice. Non solo, vien fuori che si è pure comprato casa a Notting Hill una settimana prima del voto che tutti si aspettavano avrebbe mantenuto UK in EU e quindi Cameron a Downing Street per altri cinque anni. Non solo. Johnson, che per altro mai aveva manifestato l’intenzione di prendere la guida dei tories e tanto meno del Paese, conferma che lui non è in lizza per la successione. Successione molto lunga visto che si avverte tutti e subito che avverrà non prima di due/tre mesi come se senza premier e senza leader, UK non potesse (o volesse) poter prendere decisioni. Buying time? Saluta tutti con “Mission accomplished !” anche Farage. Ieri col rapporto Chilcot, salta la testa di Blair che s’era fatto sotto per insidiare Corbin ed era stato il più agitato alfiere del “ripensiamoci” rispetto all’effettiva Brexit. Sembra quasi che il sistema abbia voluto non solo pilotare la fatale decisione ma saggiamente abbia poi imposto a tutti gli attori del tragitto che ha creato il trauma di farsi da parte perché la ricostruzione post traumatica non può mai esser gestita da chi il trauma l’ha creato. Quanto al ripensamento che qualcuno ha pur tentato a botte di petizioni, manifestazioni, voti parlamentari di non ratifica, minacce scozzesi e magari qualche concessione speciale last minute da Bruxelles, l’élite che conta ci ha tenuto prontamente a far sapere che “no!-indietro-non-si-torna-cosa-fatta-capo-ha-punto-fine-mettetevi-l’animo-in-pace”. Eppure quel milione di voti di differenza su 33 milioni, volendo, il margine lo offriva.

Ma il rapporto Chilcot , di cui tutti hanno letto l’ovvio ovvero ciò che riguarda Blair ed il suo defunto destino politico, parlando di nuora dice qualcosa anche a suocera. Nei fatti, esce chiaro e di pubblico dominio l’assai poco onorevole rapporto di dominio e sudditanza a priori che regolava i rapporti tra UK ed USA. Rapporti già incrinati dalla gestione Cameron, insolitamente pigro sull’Ucraina e la Siria, poco amato a Washington tanto da trovare l’unica banca di Panama in cui hanno messo i soldi tutti i cattivi del pianeta e guarda un po’, anche il padre del premier britannico. Ciò che diventa pubblico nel Rapporto Chilcot crea un precedente del tipo “guardate che da oggi, qui da noi, si fanno solo cose giuste, razionali, difendibili e proprie del nostri specifici interesse”, il popolo ci giudica e noi dobbiamo render conto a lui (quando ci conviene farlo). Se Blair è sputtanato come ne esce la vis bellica statunitense? Un avviso di separazione?

Certo al prossimo vertice NATO di Varsavia, l’UK non potrà svolgere alcun ruolo attivo perché, come detto, non ha leader, “Not in our name”. Se ne riparla a Settembre, due/tre mesi in cui il trono di spade a Washington sarà ancora più vuoto ed in cui, mancando il gatto, i topolini più furtivi, potranno inscenare qualche nuova danza e far trovare il fatto compiuta al nuovo gatto, pardon, gatta. Bias della conferma? Possibile. Del resto i quadri analitici ed interpretativi, metterli a verifica dopo i fatti è facile, ma è per interpretare il mondo che sarà, che servono.

CRONACA N.475 (02.07.16)

Quando cominciai a studiare il fenomeno dell’Isis (due anni fa, qui / in due parti, la tesi principale qui ripresa è nella seconda parte), mi domandai chi poteva avere interesse ad inventare questo strumento, cosa fosse e perché lo avesse fatto e cioè a cosa servisse. Mi risposi che il demiurgo indiziato, sembrava essere l’Arabia saudita. Il primo fine era palese ed era relativo alle questioni note che avevano a che fare con l’Iraq e la Siria per la duplice ragione del conflitto con lo sciismo puro dell’Iran, quello impuro degli alawiti, ragioni geo-strategiche d’area, pipeline etc,. Ma poi s’era visto che dall’Africa al Pakistan, dal Caucaso a gli uiguri turcomanni cinesi, l’Isis aveva vocazione multinazionale. Se l’obiettivo “locale” poteva esser spiegato, come molti hanno fatto, anche con l’autorganizzazione dei sunniti iracheni e di quelli siriani, la subitanea vocazione internazionale, chiamava in causa interessi non locali ed un agente nazionale con vasti interessi strategici semi-globali. Fu questo che mi convinse ad approfondire la tesi arabo-saudita. Da tempo, le monarchie del Golfo, disseminano l’islam di moschee e madrase, stante che l’islam è più di quattro volte più grande del mondo arabo-magrebino.

Mi convinsi allora che Isis aveva il compito duplice (oltre quello “locale”) di affermare un forma di “egemonia per ricatto” nei confronti del vasto e plurale mondo islamico nonché affermare il monopolio dell’islamismo radicale prima condiviso da varie forme di salafismo e la galassia al Qaeda (che non aveva alcuna ambizione religiosa). Da una parte disciplinare l’islam a tendenza laica a ritornare all’osservanza dell’ordinatore religioso, dall’altra ordinare l’interpretazione religiosa nel senso più vicino a quella wahhabita che in tutto l’islam, si condensa solo in Arabia saudita (il Qatar notoriamente promuove un certo tipo di salafismo più vicino ai Fratelli musulmani).

In seguito, potei osservare effettivamente molti attentati compiuti per distruggere le forme turistiche o commerciali di relazione tra paesi a vocazione islamica e la modernità occidentale (la distruzione di opportunità economiche che danno autonomie alle nazioni anticipa sempre l’arrivo del grande investitore saudita, vedi Egitto), nel mentre la rete delle moschee e madrase, promuovevano l’allineamento più stretto alle forme più conservatrici di interpretazione del canone islamico. Tra l’altro, il caos prodotto da questa evidente strategia della tensione, come sempre accade, alimenta la domanda di “ordine” quale solo il nuovo islamismo teocratico può promettere.

L’Isis quindi è (anche) uno strumento per affermare un certo tipo di egemonia sull’islam, un dispositivo disciplinare avrebbe detto Foucault. Il Bangladesh, appartiene alla più eterodossa periferia dell’islam (parti dell’Africa, centro-Asia, Sud Est asiatico), quella in cui l’islam penetrò solo come estrema propaggine degli imperi di origine araba ma maggiormente, per migrazione, nel caso bengalese, di commercianti musulmani per lo più di origine indo-pakistana e missionari sufi. L’azione di Dacca, quindi, sembra non esser altro che l’ennesimo atto evidente, della meno evidente penetrazione dell’islam conservator-wahhabita di matrice saudita.

Realizzato nei fatti, il monopolio dell’islam redicale, le altre due ragioni d’esistenza dell’Isis sono vasi comunicanti. Se L’Isis si concentra in Siraq per l’edificazione dello stato islamico meno attentati in giro per l’islam, se hanno problemi sul primo fronte, si dedicheranno sempre più al secondo.

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CRONACA N.474 (29.06.16)

Commento non firmato del Washington Post al Brexit (qui). Dopo aver rampognato Cameron per la sua recente latitanza sulle faccende siriane ed ucraine ed il suo corteggiamento ai cinesi, TWP dà al linea geostrategica: più NATO per tutti. Ora, per chi frequenta l’estenuante lettura dei canoni delle relazioni internazionali quali Foreign Affairs o Foreign Policy ed altri, non desta scalpore che si parli apertamente di amici, nemici, strategie, interesse americano ed altro. Ma che in un quotidiano nazionale si parli apertamente di Putin e Xi Jinping come di “adversaries” verso i quali l’unica mossa possibile è la prossima verifica di Varsavia dell’allineamento NATO, la dice lunga sullo stato della geo-strategia americana.

CRONACA N.473 (29.06.16)

LA GEOPOLITICA E’ IL PIU’ BEL SPETTACOLO DEL MONDO E NON SI PAGA NEANCHE IL BIGLIETTO: si potrebbe dire così, parafrasando Charles Bukowski. Era il Novembre del 2015, appena sette mesi fa, quando il presidente turco Erdoğan, dopo aver abbattuto un caccia russo, alzava i toni di uno scontro che sembrava poter dar fuoco alla famosa miccia che molti profeti della Terza guerra mondiale temevano stesse per accendersi.

Ne seguì l’espressione “pugnalata alla schiena” usata da un costernato Vladimir Putin, l’interruzione delle relazioni, la chiusura della frontiere russe ai prodotti turchi, le foto delle autocisterne turche ai valichi turco-siriani diffuse dai russi assieme ai video di come venivano annichilite dall’aeronautica di Mosca, i viaggi di Erdoğan prima nel Qatar, poi il primo ministro turco inviato a richiedere (forse “pretendere”) per l’ennesima volta l’ammissione della Turchia all’UE e molti altri fatti coerenti con l’idea di una fatale frattura turco-russa, novità geopolitica ben spiegata da molti analisti che sanno le cose.

E tutto questo, partendo dalla richiesta di un riparatorio “mi scuso” che Putin pretendeva da Erdoğan e che Erdoğan – ovviamente – rifiutava, visto che aveva puntato la barra della navigazione strategica verso altri lidi.

Beh, il “mi scuso” è arrivato via lettera l’altro giorno, condito dalla disponibilità a rimborsare i patimenti della famiglia del pilota morto. E oggi, Erdoğan e Putin si chiamano al telefono, ciccini.

Quando si dice «un battito d’ali di farfalla a Londra crea un uragano nel Mar Nero

[ A questo che in origine era un commento su facebook ed è poi diventato un commento su Internet (qui), è seguito l’ennesimo attentato, questa volta a Istanbul. Come, di nuovo commentato su facebook: “Geograficamente, la Turchia è messa nella tipica posizione in cui ci sono sia molte opportunità che problemi. Ti butti verso il Medio Oriente e ti scopri sul fronte centro-asiatico. Ti ri-butti vero i russi e quelli del Golfo ti mandano messaggino sanguinoso. Gli amici americani, almeno fino a Dicembre inoltrato saranno non pervenuti e forse, visto come gestiscono le relazioni internazionali in tempi così complessi, è pure meglio così.. Come ha detto Netanyahu, meglio gli arabi degli europei. Insomma, non è facile gestire quella posizione, Erdogan hai suoi limiti forse ma oggettivamente è in una posizione per niente facile.”. Le lunghe elezioni americane, unitamente alla mossa britannica, stanno aprendo una stagione estremamente dinamica di politica internazionale. I livelli politici, quelli geopolitici, quelli economici-finanziari sono strategici e senz’altro appassionanti da seguire ma non dobbiamo dimenticarci che a livello del terreno di scontro, scorrerà sangue, reale e figurato.]

CRONACA N.472 (28.06.16)

DOVE C’E’ BREXIT, C’E’ CASA. I giornali inglesi hanno notato un Cameron molto allegro, spensierato, quasi sollevato, ieri. Ma ieri è uscita anche la notizia (qui) che la coppia Cameron avrebbe acceso un mutuo con HSBC da 3,5 milioni di sterline per l’acquisto di una bella casetta a Notting Hill. Solo che l’avrebbero fatto il 15 Giugno, quando tutti pensavano vincesse il Remain ed in teoria Mr e Mrs Cameron avrebbero avuto “casa” al 10 di Dowining Street fino al 2020.

Che c’è di male? Niente, come ha detto il portavoce “le persone aprono spesso un mutuo”, sopratutto di 3,5 milioni di sterline e ancorpiù se hanno già casa per i prossimi cinque anni…. . Qualcuno, ha avanzato dubbi sul fatto che a Cameron, fossero noti sondaggi riservati ma vatti a fidare dei sondaggi, voi spendereste 3,5 milioni di sterline quando aspettando pochi giorni avreste la certezza degli eventi? Qualcun’altro, però potrebbe addirittura ipotizzare che a Cameron, tale esito non dispiaccia poi molto (per usare un eufemismo) e chissà se solo a lui o anche ad altri che non sono comparsi in questa storia o sono comparsi pubblicamente come paladini dell’opzione che ha perso. Chissà se lo sciocchino che ha compiuto “l’abuso democratico” di indire il referendum su una materia così complessa, in realtà, non è poi così sciocchino come qualcuno l’ha dipinto.

La questione potrebbe avere un suo interesse nell’ipotesi che la Brexit, non abbia nulla a che vedere con le tante interpretazioni che hanno fatto da strascico al fatto ma abbia a che vedere con precisi piani di ricollocazione geopolitica e geostrategica del Regno Unito. Piani condivisi dall’élite britannica, piani che non si annunciano in tv o in conferenza stampa. Chissà…

[Nel nostro piccolo, avanzammo già questo dubbio ma quasi due settimane prima del voto,qui)

CRONACA N.471 (26.06.16)

Diventare Presidente con una Skoda in leasing ed un budget elettorale di 80.000 euro nel paese che ha la più ampia concentrazione di scrittori per cittadino, che non si sogna nemmeno di entrare in EU ma vuole la comunità dei Paesi del Nord.http://www.repubblica.it/…/06/26/news/islanda-142834710/

CRONACA N.470 (26.06.16)

SE … ALLORA. “Se” diamo fede a questa analisi post-vote, “allora” emerge che…:

Prendiamo questo post-vote poll dandogli cautamente il beneficio di affidabilità dal momento che sia quantitivamente (più di 12.000 casi) sia qualitativamente (composizioni del panel) sembra rispettare i criteri statistici di rappresentabilità dell’universo dei votanti il referendum di giovedì 23.

SOCIO-DEMO. Si può dire che sotto i 40 anni è maggioritario il Remain e sopra è maggioritario il Leave. Se ne può dedurre che sotto i 40 anni le persone hanno votato più secondo aspettative e riferimento culturale mentre sopra 40 anni, in genere, si vota più secondo esperienza e riferimento pratico. L’istituto, segnala che il Remain si è concentrato su i target medio-alti/alti sia per reddito che per istruzione nei bianchi ed è risultato più ampiamente maggioritario tra asiatici, africani, caraibici, arabi e musulmani. Ne viene fuori un curioso insieme per il Remain, fatto ovviamente di medietà di fondo ma in cui si sono concentrate anche le élite professionali, cosmopolite, giovanili, verdi e femministe, unite ai migranti.

PARTITI e VOTO. Quanto detto si rispecchia nella originaria composizione delle preferenze elettorali. Verdi e Liberal-democratici di Clegg, seguiti da due terzi dei laburisti si sono espressi per il Remain ma fatti i diversi pesi che compongono l’universo si deve tener conto che quasi un terzo del Leave è di origine laburista mentre gli elettori Ukip sono solo un quarto. Abbastanza spaccato l’elettorato conservatore com’è ovvio essendo il partito più rappresentativo, quindi il più grande.

La last minute decision (intenzione formatasi ultima settimana, pochi giorni prima, il giorno del voto), la decisione di votare in un modo o in un altro, come previsto, ha premiato più il Remain 25% che il Leave 22%. Anche se di poco, sembrerebbe che il voto più convinto sia pervenuto dai Leave ed il Remain si è avvantaggiato dell’effetto status quo che a livello psicologico è comunque un atteggiamento conservatore. Tant’è che le ragioni del voto hanno premiato in primis la paura della destabilizzazione per il Remain mentre hanno premiato una considerazione di principio ovvero -l’autonomia della decisione spetta ai britannici- per il Leave.

Scontata la prevalenza dello spirito inglese su quello britannico per il Leave e l’aspettativa di catastrofe a seguito del voto per i Remain, di contro le aspettative dei Leave non sono così appassionate. Il risultato è stato inaspettato, il 70% del totale votanti dava per scontato il Remain evidentemente non si erano fatti i conti sul peso demografico dello “spirito inglese” e le élite avevano sovra rappresentato la propria opinione che però non era esattamente quella dei grandi numeri. In democrazia, capita…

Aggiungo un breve commento: non è corretto estremizzare il voto con la dicotomia vecchi vs giovani. Il baricentro socio-demo di ogni società è dato dai 35-55 anni ed è in questo che si è formato il risultato 48%-52%. Le ali più giovani e più anziane, statisticamente, non hanno aggiunto molto alla composizione del risultato. Il voto è stato politicamente determinato dal non allineamento di una parte del voto Labour, che i conservatori fossero spaccati lo si sapeva, gli altri (Lib-demo, Verdi, Ukip) hanno per gran parte votato secondo aspettative. Che “prima” non si sia tenuto conto di una pancia di scontento popolare e quindi si è sbilanciata tutta l’aspettativa sul risultato, pare evidente. Non so quanto pesino gli extra-britannici sulla composizione dell’universo votante ma certo che, senza di loro, il Leave avrebbe vinto con una percentuale più alta.

CRONACA N.469 (25.06.16)

Spero il lettore del blog vorrà perdonare questa divagazione fuori-format:

THE WORLD of WORDS. Divagazione fantasy.

Un rampollo dell’élite del Regno, talmente stupido che quando era giovane al college, ha equivocato l’espressione “facciamo una maialata” infilando il suo pene in bocca ad una testa di maiale morto, decide di scompaginare le trame del castello, compiendo un abuso democratico. Invita quindi un gruppo di egoisti, anziani, ignoranti contadini e razzisti red neck di solito emarginati dal giro che conta e pone loro un quesito su cose di cui loro sono ignari. Non frequentando Instagram, convinti che Erasmus fosse un teologo – filosofo dell’umanesimo olandese, ignari del fatto che i paradisi fiscali si combattono nella remota landa di Bruxelles come ammonisce fra’ Saviano e non capendo nulla dei misteriosi voleri dei Cavalieri della Mano Invisibile, i poverini si fanno abbindolare da due malfattori. Due politicanti della peggior risma che badano solo ai propri vili e meschini interessi, fuoriusciti dalla casta dei guardiani dell’Etica del Bene Comune, persone superiori che hanno votato la loro esistenza a far il bene di tutti malgrado i tutti si lamentino da tempo per come essi interpretano il concetto sai di “bene” che di “comune”, e riescono ad irretire i villici. Ne viene fuori un incredibile pasticcio. La mattina di un venerdì di quasi mezza estate, l’intero mondo dell’Ovest si sveglia pigramente convinto che il Sole come sempre è stato e per sempre dovrà essere, giri imperturbato intorno alla Terra e scopre che: “AAHHHHH, NOOOO, QUESTO NON PUO’ ESSERE!!!!!!!!”, i villici ignari e raggirati, contro il loro stesso interesse, hanno deciso di costituirsi in entità autonoma e sovvertire l’Ordine Celeste.

Misfatto, catastrofe, ovvove! Antiche leggende parlavano di un filosofo greco che pensava che la gente fosse tenuta in ceppi davanti ad una parete della caverna in cui si proiettano ombre, credendo che le ombre fossero cose vere. Storielle popolari parlavano di un re nudo convinto di vestire altresì sontuosi abiti. Alcuni ne avevano fatto anche dei film, da Truman Show in cui il gioco era far credere ad un malcapitato che fosse reale ciò che era messa in scena, a Matrix un molto amato underground che faceva un po’ la stessa cosa ma in salsa high tech-shaolin. Ma poiché il codice del cinema è la finzione, la gente vedeva quanto fosse grossa la presa per il culo ma credeva riguardasse solo quelli dello schermo, loro “furbi” non erano mica quelli nello schermo. Ma adesso? Adesso tutte le genti dell’Ovest avrebbero visto che compiendo abusi democratici, si poteva, forse, invertire il moto dei Cieli e obbligare la Terra a girare intorno al Sole. Le Entità Superiori non potevano permettere che il sipario fosse strappato.

Chiamati a raccolta i chierici, i sacerdoti, i druidi, poeti e bardi venne detto chiaro e tondo “ragazzi, se casca il nostro mondo … tutti giù per terra, non si salva nessuno, addio cosmopolitica, addio turisti e vagabondi (come li chiamava un anziano sociologo polacco dal vago aspetto da saggio canuto, epperò arzillo), addio plusvalenze, qui finisce in vacca. Che si fa co’ sto fatto?” Alzandosi per primo un servo per niente sciocco che aveva studiato la psicologia delle masse, azzardò un “se siamo nell’epoca della compiuta post-modernità …. allora non ci sono fatti” e inaugurando un fiero sorriso a melone “… ma solo interpretazioni!”. Siiiii, yeahhhh, evvivaaaa! Chierici, sacerdoti, druidi, poeti e bardi presero febbrili a comporre fervide  interpretazioni.

Il catalogo fu vario e sterminato. “Non vale, lor non sapevano ciò che facevano, circonvenzione d’incapace!” buono, delegittimiamo, rigiochiamo la finale, parti con la petizione. “Mettiamo i giovani contro i vecchi” si il vecchio divide et impera funziona sempre, chiama Severgnini e digli di abbondare con le tinte fosche. “Nazisti, razzisti, omofobici, trumpisti, populisti! Ora e sempre re-si-sten-za!!!” ah si i valori, anche il richiamo ai valori del progresso funziona sempre. “Gli Orchi attaccano, alzate i ponti levatoi! Vedo Le Pen, vedo i Salvini, vedo i Wilders, aiutoooo populisti armati di referendum bipenne ovunque!” al ché un poeta (si sa i poeti son anime semplici) azzarda “e perché non ci mettiamo anche Iglesias e Tsipras?” ma l’ipotesi venne scartata per non creare fratture sul fronte progressista. Sarebbero stati ignorati, se non li nomini, non esistono. “Addio low cost!” sì, ricattiamo i global-cheap, un po’ deboluccio ma non scartiamo niente. Isis dài, tiriamo fuori qualche minaccia dell’Isis. “Impudenti, avete evocato le potenze del Caos, eccovi accontentati” bello, forte, evocativo. Lo scontro di civiltà tira sempre, Uniti contro il Male. “Putin! Ci siamo dimenticati Putin” già il caro vecchio Putin, mi raccomando foto con ghigno volpino e titolo soft tipo -Chi gode per la Brexit?-. Meno male che Putin c’è.

Scusate?” la festa del brainstorming venne interrotta da un tizio anonimo “ma la borsa di Londra ieri è quella che è andata meno peggio addirittura di Zurigo, del Nasdaq e di Francoforte e non è vero che la sterlina crolla. Non c’era l’accordo con la Compagnia della Mano Invisibile?” “Taci idiota! Non hai capito allora? Noi dobbiamo negare i fatti, inventati una interpretazione visto che capisci i misteri della Borsa Incantata.” Il tizio rimase un po’ sconcertato ma poi dopo aver rimuginato un po’ ebbe l’illuminazione “Ci sono! Spariamoci sopra che Moody’s gli ha tagliato l’outlook, più interpretazione di questa …”. Siiii, siete dei falliti, greci del Mare del Nord, Ostracismo! Os-tra-cis-mo!. Il coro eccitato continuò per un po’, poi il febbrile consesso riprese rinfrancato l’alacre sua opera.

Calcio, forza qualcosa sul calcio”, che fare, che dire, che inventare, il calcio dopo l’organo riproduttivo femminile è la seconda forza del modello standard “Diciamo che il campionato di chi esce dal sistema diventa qualcosa meno del torneo scapoli ammogliati, fine dei giochi, il buco nero nel televisore, il pub deserto, la birra calda, l’unico straniero consentito è un iraniano, dai, trasformiamo i sogni in incubi”. Applausi conviti “Siiiiii in-cu-bi! In-cu-bi!” del resto incubo viene da incubus, il diavolo che s’appollaia sul petto mentre dormi, “Siiiiii i diavoli, mettiamoci i diavoli, molti diavoli rosso-fuoco con la capigliatura Johnson-Trump”. “E Cristo?” vabbé dai addirittura Lui no mi pare un po’ troppo, poi quello del Vaticano ci ha già messo sopra il cappello dicendo che -il popolo si è espresso- “Ma nooo che hai capito, christo l’impacchettatore, gli facciamo fare una passerella gialla sulla Manica dal titolo, chessò -Don’t walk on the wilde side, stay with us-“. Bah, l’energia stava scemando e le scemenze stavano affiorando. Forse era meglio prendersi una pausa, c’era già abbastanza mondo degli specchi per confondere anche Guglielmo di Ockham armato di rasoio.

Il packaging con cui incartare i fatti era pronto, chilometri e chilometri di idiozie confondenti, il mondo di parole con cui incartare il mondo reale era tessuto. Nessuna era convincente ma come al solito, tutte assieme avrebbero fatto il loro sporco lavoro che, appunto, era confondere. Già su facebook potevi incontrare automi replicanti che si facevano l’accorata domanda “ma forse, ma forse noi non ce la possiamo permettere la democrazia, noi, forse noi non siamo in grado …. non dobbiamo noi decidere”. Sì, forza, non tutto era perso, bastava emarginare i copernicani, incarcerare i galileiani, bruciare gli altri in piazza ed il lungo medioevo sarebbe continuato. Penne, matite, tastiere schiave, all’opra, dunque! L’Occhio di Sauron riprese a fiammeggiare soddisfatto. Gollum-Sméagol, avido, ricominciò a sfregare il suo euro luccicante “…il mio tesssoro…

[forse continua]

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CRONACA N.468 (25.06.16)

COSA SANNO I MERCATI CHE NOI NON SAPPIAMO? E così, il day after della Brexit, registra il crollo annunciato dei mercati. Ma non tutti crollano allo stesso modo. La classifica della vaporizzazione del valore vede al primo posto Atene (-15.68%), poi Milano (-12.48%) e Madrid (-12.35%), Tokyo (-7.92%), molto male anche Parigi (-8.04%) e Francoforte (-6.82%). Allora uno si aspetterebbe un caldo rifugio negli Stati Uniti ma anche qui il Nasdaq sanguina (-4.07%) assieme al Dow Jones (-3.39%). Praticamente, ieri, se volevate perdere ma meno di qualsiasi altro posto, se volevate rifugiarvi da qualche parte, avreste dovuto andare….a Londra (-3.15%) meno peggior performance del giorno.

Questo è un fatto, un duro fatto concreto. Qual è il motivo per il quale i possessori di capitali, dopo aver promesso l’abbattersi delle sette piaghe d’Egitto sulla scellerata secessione britannica,  invece scappano addirittura dal Nasdaq di più di quanto non scappino dal FTSE100 quando è proprio Londra l’epicentro del terremoto?

Forse che allora non è vero che Londra ha distrutto la globalizzazione? Forse che allora non è vero che Londra si vuole isolare? Forse che allora mentre ci portano a discutere di altre, inutili e confuse cose, il significato del fatto reale è ben altro? Chissà cosa sanno le élite che noi non sappiamo … del resto, è per questo che sono “le élite”.

CRONACA N.467 (20.06.16)

MATTEO vs PETER. L. J. Peter era uno psicologo canadese che nel 1969 formalizzò un principio che prese il suo nome: Principio di Peter o Principio di incompetenza. Il principio si applica alle strutture gerarchiche quali le aziende, i partiti, le istituzioni. Esso dice che ogni agente dentro la struttura gerarchica, tende a salire di grado sino a raggiungere il proprio livello d’incompetenza dal punto di vista funzionale. Peter scoprì cioè che una struttura è fatta di competenze ad hoc mentre la gerarchia è fatta da un pathos alla scalata che inevitabilmente porta ad un punto in cui soddisfatta la bramosia di potere, si registra il pieno fallimento delle capacità di mantenerlo, gestirlo e giustificarlo.

Il presidente di provincia di Firenze Matteo, nel 2009, diventa sindaco della città accrescendo così il suo potere ma sembra rimanere ancora nella sfera delle sue capacità. Matteo conduce una doppia battaglia, quella per il ruolo istituzionale e quella per la leadership del suo partito. L’8 Dicembre 2013 diventa segretario del suo partito del quale è stato parte della minoranza assoluta ma il 25 Febbraio 2014, dopo appena poco più di due mesi, da minoranza e sindaco di una città di 382.000 abitanti, diventa non solo segretario del suo partito e quindi maggioranza ma anche Presidente del Consiglio di uno stato di 60.665.551 abitanti, appena 158 volte più grande di Firenze.

Matteo non conosce Peter e così si avvia incautamente verso la scalata di quella gerarchia di capacità che lo porta fatalmente a raggiungere in breve tempo, il suo massimo livello d’incompetenza. Non è tutta colpa di Matteo ed il principio d’incompetenza non si applica solo ai giovani rampanti. Un ben più anziano signore, anch’esso parte di una minoranza storica interna allo stesso partito di Matteo, aveva raggiunto in qualche modo, addirittura il ruolo di Presidente della Repubblica.

Giorgio, questo il nome della precedente vittima del Principio di Peter, aveva dovuto prendere una strategica decisione in quel del Novembre 2011. Trovatosi un governo legittimo in profonda crisi, dentro un Paese in drammatica crisi, dentro una situazione internazionale che aggravava intenzionalmente la crisi dell’uno e dell’altro, invece di lasciare lo sviluppo della transizione alle mani invisibili dei cicli elettorali democratici, decise di metterci le sue visibilissime mani e manipolò il corso politico della transizione, decidendo di eleggere lui a Presidente del Consiglio un altro incompetente, per giunta massimamente illegittimo essendo di suo un professore di economia di secondaria importanza, essendo noto solo per un set di equazioni differenziali che descrivono il comportamento di una banca in regime di monopolio, caso concreto che si manifesta, in teoria, ai confini della realtà o anche oltre.

Questo autunno, saremo a sei anni dall’inizio di questa transizione gestita da incompetenti. Controverso pare sia l’autore del noto pensiero per il quale ogni popolo ha il governo che si merita (forse de Maistre). Rispetto alla transizioni storiche, anche i popoli sono incompetenti ma possono apprendere i modi che non conoscono per tentativi ed errori. Vediamo quanti saranno necessari per portare il nostro Paese, ad un nuovo stato d’equilibrio. Una cosa è certa, più si vota, più si cambia, meglio è.

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http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=126069&typeb=0&matteo-vs-peter

CRONACA N.466 (17.06.16)

Ultimi aggiornamenti da facebook:

17.6 DEMAGOGIA. La degenerazione della democrazia, sin dai tempi dell’Antica Atene, è la demagogia. La “gogia” di demagogia viene da aghein che significa “trascinare”, trascinare il popolo. Il demos si fa trascinare quando non ha una visione lucida delle cose e diventa preda del demagogo che facendo leva su forze pre-razionali, conduce l’opinione non rispetto all’argomento ma rispetto alle paure o al desiderio emotivo che questo suscita.

Il dibattito britannico, la nazione a più antica “democrazia” (si fa per dire) moderna del mondo, ha esordito con la minaccia della Terza guerra mondiale, ed è provvisoriamente finito con quello che sembra un fascio-nazionalista o un fallimento del sistema psico-sanitario britannico, che ha ucciso un simbolo del ragionevole buonismo progressista. Il demagogo David Sassoli che a twittato che la Cox è la “martire dell’Europa”, dimostra che il conato demagogico ormai è inarrestabile.

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Se ne deduce la bocciatura della prova di maturità democratica dei britannici, solo l’ultima cattiva prova della democrazia occidentale nel suo intero. Il disordine che produce questa dialettica delle emozioni, in genere, “chiama” la successiva affermazione di un potere forte, una tirannia che mette ordine e prospera sul fallimento democratico. La democrazia è un bene comune, il suo fallimento non è colpa di A o B, in genere, è colpa comune.

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16.6 Mi è stato segnalato questo articolo di Ricolfi (qui). Premetto che considero la diseguaglianza cognitiva la ragion per cui di tutte le altre. Il livello medio dell’intelligenza collettiva è la condizione di possibilità prima per il pubblico dibattito, la condivisione di idee, analisi e credenze che conducano ad una azione politica trasformativa. Sarebbe allora conseguente che coloro che in onore all’XI Tesi su Feuerbach vogliono trasformare il mondo, cominciassero con l’impegnarsi in un nuovo tipo di azione politica che abbia in oggetto l’altrui mentalità, la conoscenza, la formazione. Se qualcuno ha idee in proposito, parliamone, io sarei interessato a far qualcosa assieme

15.6 SKETCHES of SPAIN. Giovedì 23 voteranno in UK per il referendum e domenica 26, nuove elezioni generali in Spagna. Alle elezioni del Dicembre 2015, l’eventuale raggruppamento CD (eventuale perché non c’era accordo in tal senso tra PP-C’s-DL) stava sul 45%, quello di sinistra (PSOE-Pod/IU-UPeC oggi Unidos Podemos- ERC CatSì che però sono indipendentisti puri e non c’era accordo anche per questa eventuale coalizione) stava su i 48.75%. La media di cinque diversi sondaggi degli ultimi giorni, darebbe un punto in più al CD e 0,5% in meno alla Sinistra con un piccolo travaso interno (meno di un punto) dal PSOE a Unidos-Podemos. L’eventuale accordo PP-PSOE avrebbe la maggioranza anche se di un niente e dovrebbe imbarcare anche C’s. Insomma, non sembra essersi chiarita la situazione anche se occorre vedere cosa verrà fuori in seggi che non seguono 1:1 le percentuali di voto. La transizione, comunque, sembra ancora lunga….

CRONACA N.465 (14.06.16)

L’ORLANDO FURIOSO. Tra gay, musulmani estremisti con padri talebani, FBI distratte, Trump che urla, storie strazianti, si andrà avanti per un po’. Tutte le società del mondo hanno le loro contraddizioni e frizioni ma solo una permette di vendere questo (http://www.tpi.it/…/ar-15-arma-utilizzata-omar-mateen-strag…) negli hard discount ed è solo questo che spara centinaia di colpi in un minuto. Solo in questa società ci sono 9 milioni di liberi possessori di questa arma militare su cui si fa anche libera pubblicità (http://thinkprogress.org/…/2…/06/12/3787485/ar-15-explained/). La Most Wanted Gun of United States of America (le cui vendite avranno un’impennata come dopo la strage di S. Bernardino 2015, come dopo i 26 bambini morti nel Connecticut 2012), l’AR-15. Lo Stato, in tutto il mondo ed in tutti i tempi, ha sempre avuto il “monopolio della violenza” ma negli USA, no. Gli USA sono la patria della libertà, quindi ogni monopolio è vietato.I 49 caduti, vanno quindi celebrati come vittime del libero mercato.

Se avete voglia di cappuccino in USA, dovete faticare un bel po’ prima di trovare un bar, in compenso se la cosa vi fa diventare nervosi, potrete sempre entrare in un’armeria, uscire e fare (qui) una strage.

Negli ultimi 10 anni, per ogni americano morto per atti di terrorismo, più di mille sono morti per scontri con armi in libera vendita. Negli USA hanno evidentemente trovato un modo tutto loro di pesare i fenomeni poiché sul terrorismo sono in paranoia mentre la gente che s’ammazzano tutti i giorni per strada, la intendono come folklore locale.http://www.infodata.ilsole24ore.com/…/usa-piu-di-mille…/

CRONACA N.464 (09.06.16)

Risolvere strategie di comunicazione è stato il mio lavoro per più di due decenni. Non posso che applaudire… (qui)

CRONACA N.463 (09.06.16)

HO BISOGNO DI STARE UN PO’ DA SOLA. Verso la fine di una relazione, si pone il problema di come chiuderla, una lenta dissolvenza incrociata con immancabile promessa di rimanere buoni amici o un taglio chiaro e netto ma traumatico? Quando si tratta di due persone e si tratta di sentimenti è una cosa, quando si tratta di 19 (euro) o 28 (UE) stati e nazioni è un’altra. Lasciamo indecisa la questione tecnica evitando le false analogie e concentriamoci però sulla sostanza. La sostanza della fine di un sistema e il cosa verrà dopo. Che i due sistemi (euro ed UE) che gli europei hanno tentato di mettere in piedi, non funzionino è ormai chiaro. La chart sotto riportata che è un di cui di una più ampia ricerca a cui consiglio di dare un’occhiata (http://www.pewglobal.org/…/06/07/euroskepticism-beyond-bre…/) e dice una ben rotonda verità: gli europei hanno perso ogni positività di giudizio sull’Unione. Non è una reazione isterica è un trend su base dodici anni. In ciò, non è che non ci sia più la destra e la sinistra, ci sono due destre e non c’è nessuna sinistra. C’è una destra nazionalista popolare ed una destra globalista ed elitista. La sinistra (tabelle V, IX, X della pagina linkata) si trova quasi sempre (ad eccezione di Grecia, Svezia e Spagna) da sola a mantenere un residuo giudizio positivo, s’immagina più sull’idea di superamento dello stato-nazione che non sull’effettiva ed attuale conduzione del progetto europeista. La destra popolare non ne vuole più sapere del progetto europeista e con ciò guida il consenso critico che si è formato di sua sponte, la destra elitista ha il potere e continua imperterrita a marciare verso il fallimento ed i suoi partiti di riferimento (popolari e social-democratici nominali) perdono ovunque le rispettive elezioni. La sinistra, com’è sua natura, ha sposato la causa più persa, contro il giudizio popolare, non i grado di modificarlo, contro la destra popolare, a favore della stessa cosa di cui è a favore la destra elitista ma contro la destra elitista. Fosse solo difficile, questa strategia politica di rimanere attaccati ad una idea sarebbe anche nobile ma l’Europa democratica non è difficile, è semplicemente impossibile. Da qui la dicotomia che ha sostituito destra-sinistra ovvero nazione vs unione. La sinistra non ha più ruolo politico perché non ha più facoltà di ragionamento e contatto con la realtà. La selezione naturale è spietata, forse è giusto così anche se un po’, confesso, mi dispiace…

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CRONACA N.462 (08.06.16)

Orripilati dalla fine che aveva fatto il povero Regeni, abbiamo seguito con discrezione la faccenda, scrivendone solo in questo spazio. La nostra posizione, da subito, era come al solito terza, non certo con la versione ufficiale ma neanche con quella della sinistra che inneggiava al martire che studiava i sindacati egiziani e perciò trucidato dai servizi segreti del dittatore sanguinario. E’ che occupandoci di geopolitica e visto che di mezzo c’erano una università britannica ed una società di studi geopolitici britannico-americana, il sospetto ti parte d’istinto. Ora vien fuori che quelli di Cambridge mettono il top secret sul contenuto dei suoi studi per loro (qui)… . Ma come? non era il Guardian che un secondo dopo (non esagero, forse non era un secondo ma una ventina di minuti, cmq un “tempo di reazione” incredibilmente sollecito) il ritrovamento del cadavere ha fatto partire una petizione internazionale per aprire un grande inchiesta che facesse luce sul fatto?

CRONACA N.461 (08.06.16)

Di nuovo in ritardo nell’aggiornamento delle Cronache, mi scuso e rimedio (chi è interessato a leggerli in giornata, può sempre richiedere il contatto facebook):

8 Giugno: I VOTI, A VOLTE SI CONTANO, A VOLTE SI PESANO. Clinton ha dunque vinto la nomination ma occorre ancora vedere a quale prezzo. Di Sanders si possono contare i delegati normali (pledged delegate 46%) o gli stati vinti (22, parte del Centro e tutto il Nord, si tenga conto che il Presidente è eletto da Grandi Elettori eletti stato per stato) o il numero dei votanti o il peso complessivo dei suoi elettori stante che è partito sconosciuto, con mezzi relativi e non è detto non ci sia stato qualche imbroglio, qui e là. Per questo Sanders non è ritirato, né si ritirerà mancando ora solo Washington DC. Sanders vuole “pesare” nel futuro governo Clinton, è questa la sua strategia sin dall’inizio . Come e quanto sarà una lunga trattativa a stabilirlo, a partite dall’incontro di giovedì prossimo con Obama in cui Sanders farà il suo primo “prezzo”. Né Sanders recederà, né Clinton potrà far finta di niente perché gli elettori di Sanders sono essenziali per vincere le presidenziali, lo sa lui e lo sa lei. Vedremo su quale equilibrio troveranno la quadra per fare la squadra che vada bene a tutti. Il successo di Trump, in un certo senso ha aiutato ed aiuterà Sanders a pesare.

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6 Giugno: FARSI DOMANDE? Fossi un supporter della sinistra intesa come parte politica che va dai fuoriusciti dal PD alla vasta galassia delle nanomolecole detentrici della Verità suprema mi farei questa domanda: perché Fassina prende il 4% e De Magistris il 40% (42 per l’esattezza)? Perché un sindaco pure al secondo mandato e quindi giudicato su i fatti, che se Roma ha problemi difficili da risolvere Napoli ne ha di impossibili, ha quella egemonia? Del resto, se si facessero domande mostrerebbero capacità autocosciente cosa che le nanomolecole, notoriamente, non hanno e per questo rimangono nane.

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4 Giugno: L’EPOCA INVERTITA. Georg Simmel (Cos’è per noi Kant, 1896) diceva che “L’oggetto della scienza della natura è ciò che accade, l’oggetto dell’etica è ciò che deve accadere”. Noi viviamo un’epoca in cui le scienze della natura fanno accadere quello che ha deciso la metafisica economica e l’etica commenta, sconsolata, ciò che accade.

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2 Giugno: 软实力 = forza morbida (soft power): la partita geopolitica che oppone gli USA alla Cina (oltre che alla Russia) si gioca su molti tavoli, tra cui quelli europei. Non vogliamo fare qui una analisi completa della partita, solo segnalare un fatto: i cinesi hanno i soldi, gli americani, no. I cinesi, nella sola Milano, hanno aperto sedi di loro multinazionali, hanno fatto investimenti strategici in molte blue chip a Piazza Affari, si sono comprati Palazzo Broggi (ex sede Unicredit a Piazza Codusio), Pirelli e si stanno comprando Milan ed Inter, dopo essersi comprati Infront, società che detiene i diritti della serie A . Ora invitano anche a votare alle elezioni comunali per diventare comunità attiva (http://www.corriere.it/…/3a54fe02-27c5-11e6-8ae9-1f09742ed1…). L’Italia, è il secondo paese per investimenti esteri cinesi, il primo è la Gran Bretagna. Nelle partite a poker dei film del vecchio West, c’erano i dollari, le carte e le pistole. I cinesi hanno le carte ed i dollari, gli americani le pistole.

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CRONACA N.460 (27.05.16)

SEMPLICITA’-COMPLESSITA’ 1 – 0. Giorni fa, esce un allarmato rapporto scientifico britannico voluto da Cameron in persona che avverte che si stanno per manifestare batteri immuni a gli antibiotici. Si teme una rapida diffusione del loro DNA con stime di milioni di morti al 2050 e si comincia a parlare di era post-antibiotica. Ecco allora che oggi esce la notizia di una paziente americana che presenta una versione invulnerabile dell’Escherichia, coli, batterio che ha il suo habitat nelle feci. “Loro” sono già qui.

Alcuni proporranno lo schema interpretativo del complotto farmaceutico, si immette in circolo il problema e poi si tira fuori la soluzione facendo un sacco di soldi. Altri potrebbero proporre quello del complotto per dare una bella sfoltita ai 7,5, prossimi 10, miliardi di eccessivi abitanti del pianeta. Chissà.

Ce ne è però un altra, forse più inquietante ancora pur nella sua naturalità. I batteri sono qui da 3,5 miliardi di anni, noi solo da 3,5 milioni (forse). Per miliardi di anni sono stati padroni del pianeta. Sono fatti di una sola cellula semplificata, senza nucleo, alcuni con organelli ma la maggioranza no. Sono le prima forme di vita del pianeta e noi ne siamo la discendenza che ha raggiunto alte forme di complessità, tra cui quella che ci ha permesso di combatterli con gli antibiotici sostituendoci alla selezione naturale. Ma ogni processo selettivo, che sia naturale o umano, evolve alcune capacità, tra cui un possibile DNA immune a gli antibiotici. “Ciò che non mi uccide mi fortifica” pensava Nietzsche.

L’ultima grande epidemia di massa, la Peste nera della metà del ‘300 uccise il 30% delle popolazioni europee e segnò l’inizio della fine del medioevo e l’inizio cauto della modernità. Si imparano un sacco cose quando muore il 30% della popolazione ma speriamo di evitarci la lezione.

                                                     CRONACA N.460 (23.05.16)

LUPI PER AGNELLI. Il 60% dell’elettorato americano non ama né Trump, né Clinton, anzi diciamo che i due suscitano vere e proprie ondate d’odio. Nei social USA spopola un video che monta in 13 minuti, dichiarazioni della Clinton, in chiaro spregio al principio di non contraddizione. Per Trump è ormai leggendaria la capacità di dire tutto ed il suo contrario. Fox, ieri, ha pubblicato il primo sondaggio che dà in vantaggio Trump (46-44%) ed il posizionamento e l’aggressività disinvolta e semplificatoria del tycoon, danno corpo alla profezia di una sua più che possibile vittoria finale. Quanto alle élite, si rende manifesto il loro scollamento dal reale. Quella democratica non ha calcolato che 4 su 10 dei propri elettori è decisamente in favore di una socialdemocrazia di tipo europeo. Quella repubblicana, non ha calcolato la rabbia di una base che è stata troppo sistematicamente tradita nello sviluppo degli interessi dei Pochi, egoisticamente resi ciechi al fatto che i repubblicani sono Molti. Entrambe le élite stanno fallendo nell’interpretazione di quel minimo di rappresentanza di vasti interessi dai quali dipende elettoralmente, anche se si sente “ab-soluta” cioè “sciolta da legami”.

Falliscono le élite ma non è solo colpa loro. Sono proprio gli interessi popolari a generare il caos. Tutte le contraddizioni su cui si sono fondati gli Stati Uniti d’America, erano coperte da una pioggia di dollari, magari mal distribuiti, ma sostanzialmente sufficienti a dar da vivere a 330 milioni di individui (il più alto potere d’acquisto pro-capite dopo una serie di staterelli petroliferi o paradisi fiscali, stante che gli USA hanno entrambi) e soprattutto coltivare la speranza, il sogno, il famoso “sogno americano”. Non si sorrida sul concetto di “sogno”, Ernst Bloch ha scritto un libro di 1664 pagine sul “principio speranza”, fondamentale. Sistema multietnico, multiculturale, multi credente, multi stratificato socialmente, tutti multi che riescono a stare assieme quando c’è almeno un OK forte (OK ha la sua più antica origine dal greco “Ola Kalà” -Όλα Καλά = Tutto bene). Ecco, negli Stati Uniti, non è più tutto OK, il che per un paese fortemente ignorante, isolano (ed isolato), viziato ed apolitico, con circa 8000 testate nucleari, non è bene. Neanche per noi…

CRONACA N.459 (12.05.16)

Sono un po’ in arretrato con l’aggiornamento delle CRONACHE. E’ che spesso scrivo pezzetti su facebook e poi mi dimentico di riportarli qui (a proposito, chi vuole può chiedermi l’amicizia facebook, non posto cose personali). Ecco allora un triplice aggiornamento:

>  IMMAGINI DEL MONDO. Non so quanti di vuoi si sono trovati in alto mare di notte o in una delle rare zone del pianeta non inquinato dalla rifrazione delle luci elettriche sprigionate dalla nostra civiltà. Beh lo spettacolo della volta celeste notturna è impressionante. Se lo pensate con gli occhi e le menti di popolazioni di 4000 af, non farete fatica ad immaginare che anche voi, in quelle condizioni, avreste chissà cosa immaginato di quello spettacolo. I Maya lo hanno riflesso in terra costruendo città in ogni punto terrestre corrispondente ad ogni stella di ogni principale costellazione, per 117 città. Ma le stelle delle costellazioni erano 118. Se ne è accorto un ragazzino di quindici anni, canadese, il quale ha preso il disegno della costellazione, l’ha messo su una cartina geografica dei territori Maya ed ha individuato la città mancante. Non si sa come, l’ha fatto notare all’Agenzia spaziale canadese e qualcuno gli ha dato retta ed ha scandagliato le foto satellitari trovando chiari indizi di un piramide Maya ma più probabilmente di una città sconosciuta. La notizia oggi è stata variamente commentata su facebook, nel maggior numero dei casi sommando piramidi Maya, misteri e costellazioni sono arrivati con ferrea logica conseguente a Kazzenger ed il mitico Giacobbo.

C’è invece un altro modo di vedere la faccenda. Per capire la mentalità di popoli di 4000 anni fa ci vuole un cervello abbastanza elastico e sgombro di nozioni e apriori condizionanti quale quello di un adolescente. Nella fisica teorica si pensa che dopo i 25 anni non scoprirete nulla di veramente nuovo. Le immagini di mondo che abbiamo non sono mai l’oggettiva riproduzione della realtà. L’organo che le produce, la nostra mente, vede delle cose ma non vede delle altre, sempre, e anche quelle che vede le vede a modo suo, per come si è costruito, quindi condizionato, per dotazione genetica, ambiente in cui è vissuto, genere, età, classe sociale, etnia, epoca e casi individuali. Da questa eterogeneità delle menti e delle relative immagini di mondo nascono molte incomprensioni, tra cui quella di ridurre lo spettacolo dell’intelligenza di un ragazzo sveglio a Giacobbo.

(Mi è stato fatto notare che la notizia potrebbe esser molto o poco distorta, rimangono però le considerazioni)

> CORSI e RICORSI o del RELATIVISMO CULTURALE. Beijing 1792. Re Giorgio III, invia il suo ambasciatore G. Macartney a contrattare l’apertura di libero mercato con l’Imperatore cinese Qianlong. I cinesi, erano convinti di essere l’unica civiltà del mondo ed accolsero il barbaro britannico con poco entusiasmo. Poiché insisteva, lo prepararono all’incontro dicendogli che ovviamente avrebbe dovuto piegarsi toccando il suolo con la fronte per tre volte davanti all’Imperatore celeste che nei fatti era anche una divinità (o meglio un medium della relazione con il Cielo che non è esattamente una divinità in senso cinese). Immaginate il britannico. Chiese che un funzionario di pari grado facesse la stessa cosa davanti ad un ritratto di re Giorgio III. Ne nacque un incidente diplomatico e Macartney non incontrò l’imperatore. I cinesi pensarono che i barbari fossero ovviamente tali e quindi assai maleducati, i britannici invece invieranno ripetutamente le loro cannoniere non solo per convincere i cinesi ad aprirsi al free trade ma a farlo specificatamente per il commercio dell’oppio di cui i british erano monopolisti. La qual cosa provocò qualche milione di tossicodipendenti e l’umiliazione definitiva del Celeste impero.

Londra 2016. La Regina Elisabetta II, commenta in video sulla maleducazione della delegazione cinese presente a Londra per qualche accordo di free trade. Seguiranno le cannoniere cinesi? Probabilmente no, ma…

> IL TERZO INCLUSO. Divagazione molto speculativa. Da un po’ di tempo, si infittiscono i segnali che qualcuno lassù (le élite) vorrebbe dirci o starebbe per dirci qualcosa sul lassù più su di dove stanno loro. Addirittura il Vaticano ha preso a dire che semmai apparissero forme di vita aliene, questo altro non sarebbe che una nuova prova dell’esistenza di Dio (già conosciuto come argomento ex fine in Tommaso). L’altro giorno la NASA aveva annunciato una conferenza stampa e in molti hanno atteso il liberatorio comunicato che sì, esiste vita aliena. Ma per il momento si trattava solo di nuovi esopianeti. Ora diventa anche promessa elettorale nella campagna di Miss Clinton (o forse dovremmo dire Klingon?) quella di rilevare gli X-files in cui, sotto-sotto, deve esserci qualcosa di vero.

A pensar male etc. etc. quindi proviamo una interpretazione faziosa e probabilmente inconsistente: perché lo stanno facendo? E se si aprisse una nuova fase in cui lo stato del mondo l’un contro l’altro (terzo escluso) dovesse passare ad un’altra fase che nel far fronte ad un terzo incluso (l’Altro, alieno per definizione), obbliga a trovare un accordo ai vertici? Una sorta di riconoscimento volonteroso che solo gli yankee possono guidare il pianeta (certo, assieme a gli altri ma da ognuno secondo le sue capacità a ciascuno secondo i suoi bisogni…) ora che “Loro” determinano l’esistenza del “Noi”. Bah, che la forza sia con noi…

CRONACA N.458 (10.05.16)

Una bella intervista di P. Bartolini al matematico Giuseppe Longo (qui).

CRONACA N.457 (05.05.16)

ELEZIONI USA. CNN darebbe Clinton a + 13 su Trump (ma il panel è di meno di 1000 individui). Repubblicani centristi potrebbero non andare a votare o addirittura votare Clinton (qui). Sanders arriverà fino in fondo alle primarie democrats per far pesare il suo consenso (oggi Sanders pesa circa il 40% dei delegati). Clinton si troverà nel dilemma di scegliere se ricompattare il partito concedendo qualcosa alla sua sinistra o mantenersi al centro rivolto a destra per favorire l’afflusso di voti repubblicani anti-Trump. Ma le primarie sono una cosa e la competizione per la presidenza un’altra. Cosa farà il partito repubblicano, le lobbies e gli interessi che rappresenta, quando dovrà concretamente scegliere cosa fare? Cosa farà Trump una volta che lo scenario non sarà più quello di conquistare una posizione dentro l’universo repubblicano ma dentro l’universo americano? La strada per il trono di spade è ancora lunga.

CRONACA N.456 (30.04.16)

Si sviluppa la trama del Trono di spade dell’11/9. Ora è la volta di Pieczenik (qui) che va giù diretto: dietro l’attentato ci furono israeliani e neocon di Washington. Dopo le 28 pagine che accuserebbero a vario titolo i sauditi, ora arrivano anche israeliani ed americani, tesi che chi scrive condivide da quando analisi condotte nei tempi immediatamente successivi ai fatti, mi mostrarono parecchi indizi a supporto di questa tesi. Ma la domanda è cosa sta succedendo in USA?

Pieczenik è uno psichiatra esperto in relazioni internazionali che ha avuto responsabilità operative nella gestione delle crisi internazionali e di strategie di guerra psicologica. Il curriculum di questo signore è impressionante (qui, merita la lettura integrale), avendo collaborato con il Dipartimento di stato ai tempi di Ford, Carter, Reagan ed il primo Bush, facente parte dello staff di Kissinger, Vance, Baker, co-autore di romanzi con Tom Clancy. Scrisse un libro, nel 2007, in cui rivelò parecchi retroscena del suo coinvolgimento nelle questioni legate al sequestro ed uccisione di Aldo Moro.  Come riporta Wikipedia, si è abbandonato a previsioni e rivelazioni, spesso ai confini della realtà. Appare chiaro che Pieczenik è attratto dalla complessità della mente umana altrimenti non avrebbe compiuto quei studi, non si sarebbe impiegato in questioni complesse come le relazioni internazionali, non sarebbe stato tenuto dentro le massime istituzioni americane di gestione delle controversie internazionali, non avrebbe conseguito uno specifico expertise nella “guerra psicologica”. Ed è chiaro che questo tossicodipendente dell’esercizio di tessitura della trama di potere, sia oggi al contempo: a) affamato di sensazioni forti (è finito un po’ fuori dai giri che contano); b) ancora sufficientemente connesso con quegli ambienti, tanto da sapere “cose” (vere o vero-simili).

Eccolo allora tentar di riguadagnar la scena con le rivelazioni sull’11/9. Potrebbe dire il vero come il falso, potrebbe farlo per propria pulsione al protagonismo o per mandato, potrebbe agire per propria pulsione o esser manovrato. Sta di fatto che in USA, si stanno muovendo cose importanti e l’estate sarà lunga, le elezioni presidenziali sono solo l’8/11….

CRONACA N.455 (27.04.16)

Sanders, attualmente pesa per quasi il 40% dei delegati democrats. Tenuto conto dell’ostracismo a volte perpetrato verso elettori non iscritti alle liste di inizio campagna, dei più modesti mezzi, dello scarso supporto della macchina partito e dell’estraneità all’establishment, si può definire un risultato eccezionale. Sanders ha obbligato la Clinton a guardarsi le spalle a sinistra, ha mobilitato giovani e periferici della politica, può imporre il suo peso nella confezione del ticket democratico. Che si parli di “socialismo” (in realtà qui da noi sarebbe le ben più modesta socialdemocrazia) negli Stati Uniti d’America è inaspettato. Il vecchio Bernie ha fatto un buon lavoro. Non ha conseguito il probabile climax che raggiungerà il Leicester ma come dice Ranieri: Hey men, dilliding – dillidong, we’re in Champions League!

CRONACA N.454 (26.04.16)

L’Arabia saudita vuole diversificarsi (qui). L’Arabia saudita è un caso interessante e chi segue quello che scrivo, sa che me ne occupo da tempo, da prima che diventasse così evidente il suo ruolo. L’interesse deriva dal fatto che l’As è un ex eden felice che vorrebbe divincolarsi dalla maledizione delle risorse, cioè da quella posizione fortunata per la quale si ha qualcosa che tutti vogliono (il petrolio), posizione che però rendendoti la vita troppo facile non ti fa aguzzare l’ingegno deprivandoti della possibilità di sopravvivere al finale consumo di tutta la tua fortuna. Il nuovo protagonismo geopolitico ed il varo delle strategie che vanno dall’Isis, alla guerra in Siria, alla NATO sunnita, sono il portato di questo cercar di divincolarsi. Come lo faranno e se ci riusciranno è appunto quello che muove il nostro interesse di studio. Sebbene non condivida un singolo punto della loro cultura (sistema monarchico chiuso, ultra-capitalista, fondamentalista, maschilista) è però interessante il loro sforzo di provare a disegnarsi un futuro.

CRONACA N.453 (23.04.16)

Come dice questo articolo (qui) è un po’ di tempo che si sta rivelando una sorta di possibile ripensamento paradigmatico, all’interno del mainstream economico. “Quando è troppo non va bene” sembra esser l’intuizione alla base di questo movimento che scopre che la ricchezza concentrata nell’1%, in realtà, desertifica il sistema. Sembra allora scattare una guerra nelle élite perché proprio statisticamente parlando, l’1% è davvero un manipolo di persone troppo esiguo. C’è almeno un 10-15%, il cosiddetto target medio-alto, che a quel punto non gode più i benefici di una ricchezza che non circola più, che è troppo concentrata, troppo anche per loro. Si rivela allora la natura sistemica del meccanismo perché quello a cui assistiamo è il tipico fenomeno di autoregolazione sistemica par excellence: il feedback. Quando impostate la temperatura del boiler a mettiamo 30 gradi, la resistenza si scalda e scalda l’acqua. Ad un certo momento il termometro interno rivela che l’acqua è arrivata a 30° e quindi stacca la corrente. Ma prima che la resistenza smetta di scaldare l’acqua e prima che l’acqua cominci a raffreddarsi corre un po’ tempo. Poi comincia il processo di dispersione del calore e l’acqua, che nel frattempo è arrivata a 32-33° gradi, comincia a raffreddarsi. Quando avrà varcato di nuovo i 30° in discesa, il termometro, rilevando la soglia, accenderà di nuovo la corrente. Anche qui vale il discorso per il quale il raffreddamento continuerà sino ai 28-27° prima di invertirsi di nuovo. In pratica, un boiler settato a 30°, comporta una curva che ha picchi a 33° e valli a 27°.

Il boiler economico funziona con intenzioni – teorie – azioni – risultati. Parte la stagione del liberalismo global-finanziarizzato perché le élite hanno varato questa strategia per far fronte a diversi problemi connessi al funzionamento della macchina, problemi che rischiano di effettare i loro interessi. Si forma il coro cantante delle teorie e degli slogan di supporto, si fanno leggi e si danno disposizioni in accordo al concerto teorico e poi quando si scopre che il boiler è arrivato a 33° ci si converte ad una nuova teoria momentanea con il fine di tornare sotto la soglia. L’imput del boiler però rimane sempre  a 30°.  La morale è: non facciamoci molte illusioni. Non appena si sarà trovato modo di redistribuire un po’ più di capitale a quel 10-15%, ricomincerà la danza…

CRONACA N.452 (23.04.16)

Gli amici della testata l’interferenza sono oggetto di attacchi informatici non meglio identificati che segnalano i loro contenuti come sconvenienti a facebook, col risultato di vedersi bloccato il solito flusso di comparsa degli articoli su i diari dei vari utenti. Internet sta diventando sempre più una giungla ma sarebbe interessante capire come si formano queste forze organizzate (troll e vari altri tipi di entità) e cosa le muove. L’interferenza è una seria testata di riflessione politica, difficile capire chi possa avere interesse a investire tempo ed azioni per sabotarla…

CRONACA N.451 (23.04.16)

La Germania continua imperterrita lungo la strategia del bastone e della garrota (qui).

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